Pur trattandosi di un’opera prima, Eismayer denota innanzitutto una grande maturità registica e una mai scontata capacità di indagare nell’animo umano, riuscendo a cogliere ogni più sottile sfumatura delle personalità dei protagonisti. Alla 79° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, sezione Settimana della Critica.
In The Bubble una calma apparente nasconde ben più inquietanti segreti. Strade tranquille e pulite, insieme a piccole e graziose villette e a una fotografia dai colori prevalentemente pastello fanno da riuscito contrappunto a ciò che la regista ha voluto mostrarci.
Mehrunisa è la storia di una battaglia. Un sogno che diventa realtà e due persone che vedranno le loro vite finalmente cambiare per sempre. E soprattutto due diverse generazioni che scoprono di avere molte più cose in comune di quanto inizialmente potesse sembrare. Alla Diagonale 2021.
In Eva-Maria la realtà ci viene mostrata così com’è. Senza filtro alcuno. E nel quotidiano scopriamo grazie al giovane cineasta anche uno straordinario lirismo.
Nel film Sargnagel – diretto da Sabine Hiebler e Gerhard Ertl – non si sa mai dove finisca la finzione e dove inizi la realtà. Si tratta di un semplice lungometraggio? Di un documentario? Probabilmente entrambe le cose. O forse nessuna delle due? Alla Diagonale 2021.
Fox in a Hole può essere considerato un film sull’incomunicabilità che viene superata soltanto nel momento in cui si scopre un particolare linguaggio comune. E così entra in gioco finalmente la musica.
Ritmi serratissimi, un montaggio impeccabile, un’apparente routine quotidiana che apre il lungometraggio stanno immediatamente a darci l’idea di un film d’azione al cardiopalma, data anche – e soprattutto – la particolare ambientazione scelta dal regista. E, di fatto, di azione in Cops ce n’è quanta ne vogliamo. Eppure, il presente lungometraggio non è solo questo.
Un documentario, il presente Der schönste Platz auf Erden, che, forte di un’estetica che punta principalmente all’essenziale e che di lunghi momenti di contemplazione fa il proprio marchio di fabbrica, punta il dito direttamente contro chi, privo di ogni qualsivoglia autonomia di pensiero, si lascia condurre per mano da chi la sa più lunga di lui, decidendo di tenere ora per una, ora per l’altra fazione, a seconda di ciò che potrebbe convenirgli. Proprio come farebbe un nutrito gruppo di oche starnazzanti di orwelliana memoria.
Korida è un prodotto sì non sempre perfetto, sì a tratti ridondante, ma anche – e soprattutto – un lavoro sincero e appassionato che, nell’insieme, riesce bene a fotografare una realtà come quella delle corride, per un affresco variegato e variopinto di un popolo – quello croato – che riesce comunque e con orgoglio a difendere le proprie tradizioni e la propria identità nazionale.