Breaking the Ice è la storia di un lungo e spesso doloroso percorso di crescita. La scoperta di sé stessi e dell’importanza dei rapporti interpersonali. Una storia del tutto personale, estremamente intima e mai banale, con una forte, ben marcata personalità. Alla Diagonale’23.
Con Mermaids don’t cry, la regista Franziska Pflaum ha realizzato una sorta di favola contemporanea delicata e simbolica, in cui una magnetica protagonista sta a rappresentare una sorta di eroina postmoderna nel suo (spesso difficile) percorso verso una nuova consapevolezza di sé. Alla Diagonale’23.
Tales of Franz si distingue immediatamente per una struttura narrativa estremamente semplice e lineare, priva quasi del tutto di sottotrame. E se, da un lato, la storia di Franz e dei suoi amici appassiona e diverte, dall’altro si sente il bisogno di qualche colpo di scena in più, così come di necessari approfondimenti per quanto riguarda alcuni personaggi secondari.
In Speak Easy ognuno parla al telefono con qualcuno. Eppure si potrebbe addirittura affermare che si tratta di un film sull’incomunicabilità. Ogni adolescente ha un proprio linguaggio spesso incomprensibile per gli adulti e, al contempo, ogni conversazione viene “filtrata” attraverso il telefono.
The Whore’s Son è la storia di un disperato amore madre-figlio. Un continuo rincorrersi senza mai riuscire a incontrarsi. Un rapporto di amore-odio che, spesso, può portare alle più estreme soluzioni.
In I Promise Wolfgang Murnberger si basa indubbiamente su molti cliché che riguardano non soltanto la vita militare, ma anche – e soprattutto – il sempre complicato passaggio dall’infanzia all’età adulta. Tali cliché, tuttavia, riescono a fotografare appieno i sentimenti dei giovani protagonisti, rendendo questo importante lungometraggio un’opera estremamente intima e intelligente.
Nonostante una storia accattivante e spunti decisamente interessanti, Above the World si distingue per determinate scelte stilistiche e narrative che gli hanno fatto perdere parecchi punti. Alla Diagonale’22.
In Boomerang troviamo tutte le costanti della filmografia di Kurdwin Ayub. Anche qui notiamo un approccio consapevole ed estremamente maturo in una storia giovane che parla di giovani. Una storia leggera e profonda allo stesso tempo. Una storia estremamente personale che attraverso lo sguardo innovativo della regista assume immediatamente connotazioni universali. Alla Diagonale’22.
Non ha paura Kurdwin Ayub di osare e di sperimentare nuovi linguaggi cinematografici. Questo, d’altronde, è ciò che ha sempre fatto anche nelle sue precedenti opere. In Sonne, dunque, la regista si sente finalmente libera anche di sviluppare e approfondire tematiche a lei vicine secondo la prospettiva di adolescenti che vivono in una grande capitale europea, ma le cui origini sono sparse in tutto il mondo. Cosa significa, dunque, il concetto di patria?
In Madison le montagne tirolesi fanno da scenografia perfetta per sfrenate corse in bicicletta, tortuose curve e ripide discese. E la macchina da presa della regista sa perfettamente gestire gli spazi, si muove agile per le piste e i sentieri, ci regala graditi momenti carichi di adrenalina. Alla Diagonale 2021.