Paradise: Faith ci mostra non soltanto il fanatismo religioso in una delle sue più estreme declinazioni. No. In Paradise: Faith, infatti, Ulrich Seidl ci mostra la religione vissuta in modo maniacale, che quasi sembra dimenticare il valore dell’essere umano stesso. Gran Premio della Giuria alla Mostra del Cinema di Venezia 2012.
Girato in Carinzia, Keinen Schritt zurück! è un sincero film indipendente che ci mostra innanzitutto come ogni guerra sia finalizzata soltanto ad arricchire i governi e come determinate dinamiche siano, nonostante il passare degli anni, sempre tristemente attuali.
Melodrammaticamente sentimentale, la versione romanzata e in bianco e nero della vita del compositore Franz Schubert in Angeli senza paradiso, opera prima di Willi Forst, è un’opera che incarna più che mai lo Zeitgeist romantico dell’Ottocento.
In Funny Games U.S., Michael Haneke ci ha mostrato soprattutto come determinate dinamiche, anche a distanza di diversi anni, non siano mai cambiate. La società altoborghese, ma anche la violenza gratuita e, soprattutto, il potere della messa in scena vengono riproposte in modo fedele rispetto a quanto già era stato messo in scena, dieci anni prima, in Funny Games.
In Erwin and Julia, ognuno dei protagonisti sembra, di fatto, non riuscire mai a coronare i propri sogni. Malgrado tutte le potenzialità della città di Vienna. Erwin, Wolf, ma anche Claudia e Karin vivono quasi in una sorta di limbo, perfettamente consci di cosa vogliano diventare, ma in qualche modo impossibilitati a raggiungere i propri obiettivi. E se i loro stessi obiettivi fossero, in realtà, soltanto delle mere illusioni?
Funny Games (Michael Haneke, 1997) non è un semplice attacco al mondo altoborghese. In Funny Games, infatti, il discorso sociale è presente, ma, in qualche modo, viene marginalizzato. Ciò che qui viene effettuato, infatti, è innanzitutto un raffinato esperimento metalinguistico, in cui vediamo innanzitutto un’attenta riflessione sulla messa in scena della violenza e sul potere del cinema di plasmare la realtà a proprio piacimento, al fine di risvegliare nello spettatore le più disparate emozioni.
Serviam – I will serve colpisce immediatamente grazie alle inquadrature (tutte realizzate rigorosamente a camera fissa) del cortile della scuola, ma anche degli interni, così freddi e perfettamente in ordine da trasmettere subito un certo disagio. La voce di una bambina recita una preghiera. Nel collegio la vita sembra trascorrere tranquilla e senza eventi particolarmente degni di nota. La sensazione che, tuttavia, qualcosa di terribile stia per accadere, ci accompagna dall’inizio alla fine. Alla rassegna Sotto le Stelle dell’Austria 2023.
Vi presento Toni Erdmann è il film che non ci si aspetta. Si tratta, forse, di una commedia? Di un film drammatico? Della storia di un tanto tenero quanto complesso rapporto padre-figlia? Di una profonda indagine sociale in cui ci viene mostrato come il capitalismo sembra definitivamente essersi impossessato delle nostre vite? Probabilmente, ognuno di questi elementi.
Particolarmente curato nelle ambientazioni e sufficientemente attento per quanto riguarda i tormenti d’amore dei due giovani protagonisti, Mozart si distingue per una regia che, tuttavia, avrebbe necessitato di maggior vicinanza ai personaggi stessi, al fine di rendere al meglio i loro drammi interiori derivati dalle difficili scelte da compiere. In concorso al Festival di Cannes 1956.
Club Zero è un lungometraggio spietatamente sincero, rigorosissimo nella sua messa in scena, che vede in una tagliente ironia il suo mood ideale. L’immagine della società qui rappresentata ha i colori netti e vividi di un mondo in cui non sono ammesse le mezze misure. Proprio come nel cinema della Hausner, che di questo mondo, ormai da anni, sta analizzando minuziosamente ogni singolo aspetto. In concorso al Festival di Cannes 2023.