Arricchito da sporadici inserti di animazione, Gipsy Queen lascia molte domande aperte e non dà volutamente definitive risposte allo spettatore. Ma, al contrario, man mano che ci si avvicina al finale, assume sempre più una connotazione simbolica e a tratti surreale.
C’è davvero da sbizzarrirsi nel maneggiare tutti i numerosi spunti che la vita di questo geniale artista ha da offrirci. Tutto sta nel saperli gestire bene, dando vita a un lavoro mai scontato o didascalico, che sappia tracciare un ritratto il più possibile appassionato e fedele di una delle più importanti personalità artistiche di tutta l’Austria. E Dieter Berner è perfettamente riuscito in tale mai facile e per nulla banale impresa con il suo Egon Schiele.
Un approccio maggiormente adatto al piccolo schermo è la prima cosa che salta agli occhi durante la visione di La Famiglia von Trapp – Una Vita in Musica, diretto da Ben Verbong. Una fotografia eccessivamente bruciata e sovraesposta, insieme a una sceneggiatura tendenzialmente piatta e che, forte anche – e soprattutto – di quanto scritto e girato in passato, sembra procedere quasi con il pilota automatico sono tra gli elementi più deboli dell’intero lavoro.
Ispirato a una storia realmente accaduta negli anni Venti, quella di una giovane ragazza russa – Lillian Alling, appunto – tentò di tornare in Russia a piedi direttamente da New York, Lillian – diretto da Andreas Horvath e prodotto da Ulrich Seidl – è a tutti gli effetti un prodotto magnetico, dolente e doloroso, ma anche avvincente e intrigante, perfettamente in grado di tenere lo spettatore incollato allo schermo dall’inizio alla fine. Al Festival di Cannes 2019, all’interno della Quinzaine des Réalisateurs.
Terzo capitolo della fortunata saga diretta da Ernst Marischka, Sissi – Destino di un’Imperatrice mostra ancor meno mordente del già di per sé poco convincente Sissi, la giovane Imperatrice. Ricalcando passo passo la struttura dei precedenti lavori, il presente ci appare quasi come un film di transizione, soprattutto se pensiamo al fatto che gli sarebbe dovuto seguire un quarto lungometraggio della saga – alla cui lavorazione fu la stessa Romy Schneider a opporsi fortemente.
Rispecchiando appieno i canoni del prodotto televisivo a buon mercato in cui sin troppo spesso ci si imbatte nell’ambito delle produzioni tedesche, North Face – Una Storia vera – frutto di una coproduzione tra Germania, Austria e Svizzera e diretto dal tedesco Philipp Stölzl, mal sa sfruttare le ghiotte occasioni che gli si presentano (prima fra tutte, la stessa scalata intrapresa dai quattro protagonisti), rendendo il tutto eccessivamente piatto e privo di ritmo.
È un percorso evolutivo assai interessante, quello della regista Jessica Hausner, al giorno d’oggi tra le cineaste austriache maggiormente in vista. Dopo un inizio di carriera in cui era il mondo dell’adolescenza e della scoperta di sé al centro della sua attenzione, in seguito a una breve incursione nell’ambito del cinema di genere, il suo discorso si è progressivamente spostato sul sociale e su tutte le “stranezze” che caratterizzano la società in cui viviamo. Questo è il caso di Lourdes, così come di Amour Fou, primo lavoro in costume della cineasta di Vienna.
È un maldestro approccio registico che ha fatto di un lavoro come Erik & Erika di Reinhold Bilgeri un prodotto piatto, dal taglio prettamente televisivo, che, malgrado gli interessanti spunti iniziali, finisce inevitabilmente per perdere di mordente persino nei momenti chiave.
In Sissi, la giovane Imperatrice sin da subito risalta in modo evidente la difficoltà a decollare dell’intero lungometraggio, come se, vivendo impunemente di rendita grazie al precedente lavoro, lo stesso Ernst Marischka faticasse non poco a riprendere il filo di un discorso interrotto in precedenza in un momento in cui un seguito non era nemmeno tanto necessario.
La Principessa Sissi,per la regia di Ernst Marischka, è una commediola romantica girata in modo garbato e pulito, pensata chiaramente in vista di una distribuzione internazionale, atta anche a dare al mondo intero un’immagine viva e ridente dell’Austria e di ciò che è stato, a suo tempo, lo stesso Impero austro-ungarico.