
COPY SHOP
Copy Shop è il presente e il futuro. La perdita dell’identità e della soggettività a causa dei moderni media. Copy Shop è la perdita di ogni certezza, in un mondo in cui non sappiamo più cosa è vero e cosa non lo è.
Copy Shop è il presente e il futuro. La perdita dell’identità e della soggettività a causa dei moderni media. Copy Shop è la perdita di ogni certezza, in un mondo in cui non sappiamo più cosa è vero e cosa non lo è.
Rosa Friedrich è riuscita a rendere Wander un lungometraggio vivo e pulsante, sincero e appassionato, in cui immagini di ragazzi che riposano sul prato, che fanno suonare i fili d’erba come se fossero strumenti musicali, che riescono a convivere serenamente con gli animali diventano la sua più grande peculiarità. Alla Diagonale’22.
In Flipper è il rumore freddo, assordante e disturbante delle biglie all’interno del gioco a fare da protagonista assoluto. La donna parla, ma le sue parole non sono udibili. L’uomo e la donna sono vicini, ma improvvisamente impossibilitati a muoversi, dal momento che sembrano legati in una sorta di camicia di forza. Entrambi fanno delle boccacce e tutto, per un momento, prende una piega volutamente grottesca.
Tutto è possibile in Charms Zwischenfälle. Il susseguirsi degli eventi sembra non seguire alcuna logica e ciò che ne viene fuori sono numerose situazioni paradossali fortemente kafkiane.
La mitologia greca ha trovato, in Alkeste – Die Bedeutung, Protektion zu haben, un’ideale declinazione, per una storia d’amore e morte ambientata in una ruvida – ma estremamente poetica – Vienna degli anni Settanta. Ed ecco che l’Alcesti di Euripide viene qui messa in scena in modo mai banale o scontato, con un approccio registico che ricorda a tratti la Nouvelle Vague francese.
Sono suoni costanti e martellanti, soprattutto per quanto riguarda la prima parte del lungometraggio, a fare da protagonisti assoluti in Magic Glass, opera prima di Mansur Madavi, che per certi elementi ci ricorda addirittura Essi vivono di John Carpenter, così come Play Time di Jacques Tati. E nel momento in cui il protagonista sembra finalmente uscire da quel circolo vizioso che è la società sterile e capitalista, ecco che lo stesso sembra agli occhi di tutti folle, potenzialmente pericoloso per sé stesso e per gli altri.
Sono importanti riferimenti alla letteratura, alla filosofia e al cinema stesso, oltre a un’atmosfera leggera come una piuma e a un gradito tocco di surrealismo – unitamente a colori pastello, ulteriormente valorizzati da riprese in Super8 – a rendere al meglio l’essenza di questo piccolo e prezioso Ad una Mela. Trailer della Viennale 2020, diretto da Alice Rohrwacher.
Tutto è sospeso in una dimensione senza tempo, in Vergiss Sneider!, mediometraggio di diploma di Götz Spielmann. E di fianco a un cupo umorismo di fondo, di fianco a un tanto velato quanto vibrante erotismo, di fianco a personaggi le cui ossessioni sono portate all’estremo, vediamo una messa in scena di impronta teatrale che si rifà chiaramente al teatro dell’assurdo, senza disdegnare lo stesso Roman Polanski o persino i film di fantascienza della gloriosa Hollywood degli anni Cinquanta e Sessanta.
Con una messa in scena estremamente essenziale, Thomas Marschall è perfettamente riuscito a conferire al suo Ordinary Creatures un carattere surreale e decisamente straniante, grazie a personaggi ora inspiegabilmente muti e talmente inespressivi da apparire quasi ostili, fino a scene con una forte componente onirica.
In Fish takes off, l’impronta altamente surreale della storia messa in scena, conferisce un carattere leggero, frizzante e spensierato all’intero lavoro, risultando, tuttavia, assai difficile da gestire.