Tra i numerosi documentari turistici realizzati nel corso degli anni, particolare attenzione merita Auf Wiedersehen in Salzburg, realizzato nel 1958 e pensato per attirare nella “città dove vivono i sogni” un numero sempre maggiore di turisti.
Ripensando ai primi film di Karl Köfinger ricordiamo come – di fianco a un copioso uso di inquadrature fisse – si era optato principalmente per dei totali atti a mostrare le realtà rappresentate nel loro insieme. Eppure nel presente Durch die Wachau viene messo in primo piano l’essere umano stesso.
Il breve documentario Meran, realizzato nel 1912 e prodotto dalla storica Sascha-Film, è considerato al giorno d’oggi uno dei più antichi e preziosi documentari della storia del cinema austriaco.
La celebre Uhrturm sorveglia placida la capitale stiriana. Numerosi giovani vengono intervistati circa il loro quotidiano, le loro impressioni e la politica. Ognuno di loro ci mostra un diverso punto di vista. Ognuno di loro vive a modo suo la pittoresca città di Graz. Tutto questo accade nel documentario Losgelassen – Jugend in Graz di Rene Brueger, che va a completare il programma della prossima Diagonale 2021 – sezione Sehnsucht 2020 – Eine kleine Stadterzählung.
Ci troviamo nel 1914. La Prima Guerra Mondiale era alle porte, così come la fine dell’Impero austro-ungarico. Importanti cambiamenti erano nell’aria. Eppure, la straordinaria tranquillità che si respira nel presente Lugano am Luganosee ha il potere di trasportarci quasi in un luogo fuori dal tempo, o, meglio ancora, in un luogo in cui il tempo stesso sembra essersi fermato.
Durante la visione di Bozen mit dem Luftkurort Gries – uno dei più antichi documentari di viaggio prodotti in Austria – possiamo godere delle meravigliose panoramiche sulla città di Bolzano, fino ad arrivare alla cittadina di Gries, passando per le suggestive montagne della zona.
Malgrado la drammaticità di ciò che viene raccontato, malgrado gli evidenti segni di sofferenza sui volti e negli occhi dei protagonisti, il presente Mauthausen – Zwei Leben si distingue principalmente per un certo lirismo di fondo.
The Story of Technoviking si concentra sì sul mitico personaggio protagonista di un video diventato virale già da diversi anni, ma, al contempo, indaga a fondo sul fenomeno odierno dei social media, su quanto gli stessi influiscano sulle nostre vite e su come – spesso e volentieri anche inconsapevolmente – sia semplice, oggi, diventare “famosi”.
Un tono – questo di Lunz und seine Seen – particolarmente romantico e contemplativo, che – a differenza dell’approccio registico adottato nei numerosi altri documentari propagandistici realizzati in quegli anni – punta innanzitutto a conferire all’intero lavoro una propria, marcata personalità.
Da un raffinato lavoro su fotografie d’epoca Liebe war es nie di Maya Sarfaty trae la sua più brillante intuizione, creando, di volta in volta, ulteriori fotomontaggi, i quali, sempre più articolati e attentamente montati in 3D, ci conducono per mano nel mondo di Helena e Franz, per una storia d’amore e di sofferenza dove un consueto approccio documentaristico lascia il posto a una drammatizzazione che ben sa coniugare materiali del passato e tecniche del presente.