Olocausto e cinema austriaco costituiscono, oggi, un binomio indubbiamente assai meno diffuso di olocausto/cinema tedesco, seppure tale tematica rappresenti indubbiamente una costante all’interno della produzione cinematografica nazionale.
Malgrado diverse pellicole – molte delle quali particolarmente degne di nota – realizzate dalle origini del cinema, fino ai giorni nostri il cinema horror in Austria non ha mai ancora visto un gruppo di cineasti prendere una comune direzione per dar vita a una vera e propria corrente. Almeno fino a oggi.
Fu la pittrice e cineasta Maria Lassnig a coniare la teoria della “consapevolezza del corpo”. Nei suoi dipinti – così come nei suoi film – le figure umane rappresentate – molte delle quali autoritratti – ci appaiono sovente incomplete, in pose a volte innaturali, perfetto specchio della società del tempo, costantemente osservata e criticata. Ed è proprio il suo scagliarsi contro il materialismo, oltre a uno spiccato femminismo, a fare da filo conduttore in tutti i suoi lavori.
Bello come il sole, in grado di far perdere la testa a migliaia di donne (tra queste, addirittura, l’attrice Hedy Lamarr), interprete versatile sia a teatro che al cinema, attivo sulla scena fin da giovanissimo, Wolf Albach-Retty è oggi maggiormente ricordato per essere il padre della grande Romy Schneider.
Al giorno d’oggi, a distanza di anni, nessuno si è dimenticato del grande talento di Josef von Sternberg, considerato di diritto uno dei grandi maestri della storia del cinema. Il suo speciale contributo alla settima arte lo ha reso ufficialmente immortale.
Sono all’incirca centoquaranta i film a cui Hans Moser ha preso parte nel corso della sua carriera. E i personaggi che maggiormente riuscirono ad arrivare al pubblico furono quelli di tenere figure paterne, a volte goffe e impacciate, che spesso attraversavano importanti cambiamenti o che, ad ogni modo, servivano a introdurre piccole componenti comiche all’interno di lungometraggi dai toni spesso drammatici. E così, la sua inconfondibile voce borbottante, il suo aspetto rassicurante, così come la sua innata verve comica sono diventati ben presto simboli dei gloriosi Wiener Film.
In occasione della Viennale 2020, i registi Tizza Covi e Rainer Frimmel hanno presentato al pubblico il loro ultimo lavoro, Notes from the Underworld (titolo originale: Aufzeichnungen aus der Unterwelt), già selezionato alla Berlinale 2020, all’interno della sezione Panorama. Cinema Austriaco ha avuto modo di incontrarli e di farsi raccontare qualcosa di più su questo loro nuovo progetto e, più in generale, sulla loro carriera e sul loro modo di rapportarsi alla settima arte. Intervista a cura di Marina Pavido.
In occasione della Viennale 2020, che quest’anno, malgrado la pandemia, sta avendo luogo in tutta sicurezza e con un programma come di consueto ricco e variegato, Cinema Austriaco ha avuto l’occasione di fare una chiacchierata con la direttrice artistica Eva Sangiorgi. Con lei si è parlato di questa particolare edizione, dell’importanza di mantenere vivo e attivo il contatto con il pubblico e, più in generale, di quanto siano importanti, al giorno d’oggi, i festival cinematografici. Intervista a cura di Marina Pavido.
Se, ancora oggi, quando ci capita di visionare lungometraggi come l’esilarante e raffinato Ninotschka o i sottili e inquietanti Angoscia e Niagara, proviamo le stesse sensazioni che hanno vissuto gli spettatori dell’epoca, è segno del fatto che la scrittura di Walter Reisch – oltre, ovviamente, al talento di chi li ha a suo tempo diretti – è più che mai giovane e attuale.
Per il suo portare in scena personaggi a loro modo estremi, Klaus Maria Brandauer riesce a essere ora respingente, ora incredibilmente carismatico e affascinante. Peculiarità, la presente, dei più versatili fra gli interpreti, che fa dell’attore un vero e proprio fiore all’occhiello del panorama culturale austriaco contemporaneo.