Performer, fotografa, cineasta avanguardista e agguerrita femminista. Malgrado le numerose controversie, malgrado le infinite discussioni a cui la sua arte ha dato adito, al giorno d’oggi, finalmente, l’indubbio valore di VALIE EXPORT è riconosciuto in tutto il mondo.
Anche se tutti lo ricordiamo per aver diretto la trilogia dedicata alla vita dell’Imperatrice Elisabetta d’Austria, Ernst Marischka, ad oggi uno dei nomi più importanti della storia del cinema austriaco, vanta una carriera lunga diversi decenni, dove all’attività di regista si sono alternate anche quelle di sceneggiatore, librettista e produttore cinematografico.
Olocausto e cinema austriaco costituiscono, oggi, un binomio indubbiamente assai meno diffuso di olocausto/cinema tedesco, seppure tale tematica rappresenti indubbiamente una costante all’interno della produzione cinematografica nazionale.
Malgrado diverse pellicole – molte delle quali particolarmente degne di nota – realizzate dalle origini del cinema, fino ai giorni nostri il cinema horror in Austria non ha mai ancora visto un gruppo di cineasti prendere una comune direzione per dar vita a una vera e propria corrente. Almeno fino a oggi.
Fu la pittrice e cineasta Maria Lassnig a coniare la teoria della “consapevolezza del corpo”. Nei suoi dipinti – così come nei suoi film – le figure umane rappresentate – molte delle quali autoritratti – ci appaiono sovente incomplete, in pose a volte innaturali, perfetto specchio della società del tempo, costantemente osservata e criticata. Ed è proprio il suo scagliarsi contro il materialismo, oltre a uno spiccato femminismo, a fare da filo conduttore in tutti i suoi lavori.
Bello come il sole, in grado di far perdere la testa a migliaia di donne (tra queste, addirittura, l’attrice Hedy Lamarr), interprete versatile sia a teatro che al cinema, attivo sulla scena fin da giovanissimo, Wolf Albach-Retty è oggi maggiormente ricordato per essere il padre della grande Romy Schneider.
Sono all’incirca centoquaranta i film a cui Hans Moser ha preso parte nel corso della sua carriera. E i personaggi che maggiormente riuscirono ad arrivare al pubblico furono quelli di tenere figure paterne, a volte goffe e impacciate, che spesso attraversavano importanti cambiamenti o che, ad ogni modo, servivano a introdurre piccole componenti comiche all’interno di lungometraggi dai toni spesso drammatici. E così, la sua inconfondibile voce borbottante, il suo aspetto rassicurante, così come la sua innata verve comica sono diventati ben presto simboli dei gloriosi Wiener Film.
Prima attrice austriaca ad aver vinto – nel 1935 – la Coppa Volpi alla Mostra del cinema di Venezia, dopo un’encomiabile carriera teatrale, l’anno precedente Paula Wessely – nel ruolo della timida e coraggiosa Leopoldine Dur in Mascherata di Willi Forst – aveva finalmente conquistato – sempre a Venezia – anche il pubblico cinematografico. Merito del suo innato talento per la recitazione. Merito, forse, anche di quella particolare pettinatura con la riga a lato che ben presto sarebbe diventata di moda. Ma merito anche – probabilmente – di quella frase – “Perché mai dovrei piacerle?” – che tanto sembrava appropriata alla situazione.
Se non v’è una data esatta a sancire l’inizio della corrente del Nuovo Cinema Austriaco, è anche vero che, di fatto, tale movimento può facilmente essere letto, più in generale, come un nuovo modo di intendere la produzione cinematografica stessa. Il tutto per una serie di prodotti cinematografici dalla più marcata autorialità, in cui vengono affrontati anche temi considerati complessivamente “scomodi”.
Nel corso della sua vita Helmut Qualtinger si è confermato come una delle menti più brillanti del panorama artistico del dopoguerra. E a questo suo modo del tutto personale di puntare il dito contro una società ipocrita e conservatrice si sono ispirati – e continuano ancora oggi a ispirarsi – molti altri giovani artisti.