The Royal Game è un viaggio senza fine tra il passato e il presente del suo protagonista. The Royal Game è un giro sulle montagne russe, il punto di incontro tra il mondo esterno e l’interiorità. Un’esperienza che, a volte, può fare davvero male.
In Falling, Barbara Albert, nel mettere in scena una forte nostalgia nei confronti del passato, insieme alla voglia di ritrovare sé stesse e i propri affetti, evita sapientemente di lasciarsi prendere la mano da un’eccessiva emotività, dimostrando un dovuto distacco e una matura lucidità nell’osservare da vicino le cinque protagoniste. Distacco e lucidità che, in questo caso, riescono a farci entrare piano piano sempre più in contatto con ogni singolo personaggio.
Un film, il presente You bet your Life, che punta tutto sull’interiorità del suo protagonista e che, dunque, vede una regia adattarsi allo stesso, con frequente uso di macchina a spalla e un montaggio frenetico atto a indicarci le sue inquietudini interiori.
Hotel vede il suo massimo punto di forza in una regia fatta di composizioni del quadro rigide e simmetriche, con tanto di colori che virano principalmente al verde o al rosso. Una potenza delle immagini ottenuta grazie al contributo del direttore della fotografia Martin Gschlacht, storico collaboratore della Hausner, nonché co-fondatore della società di produzione Coop99.
Perfettamente in linea con la poetica di Veronika Franz e Severin Fiala, The Sinful Women of Höllfall gioca prevalentemente con sensazioni, timori e suggestioni vissute dai personaggi stessi. A essere messa in scena è, di fatto, la paura stessa del Trud e il profondo senso di colpa che una simile leggenda è riuscita a creare in passato.
Con il volto di una somigliante Marie Bäumer vediamo una Romy Schneider umana, fragile, debole, provata dalla vita e che ha come tallone d’Achille il difficile rapporto con i figli.