In Prima del Calcio di Rigore, tratto dall’omonimo racconto di Peter Handke, il cinema di Wim Wenders c’è. E, malgrado la scarsa esperienza del regista dietro la macchina da presa, il film ha saputo presagire ciò che sarebbe diventato, un giorno, il celebre cineasta di Düsseldorf.
Adjunct Dislocations riflette sulla percezione dello spazio e dei punti di vista di volta in volta mostratici al cinema. Il corpo umano (in questo caso, quello della regista VALIE EXPORT) diviene, qui, dunque, insieme alle macchine da presa, attore principale.
I just can’t go on fa di un estremo realismo il suo più grande punto di forza e si distingue, al contempo, anche per uno spiccato lirismo. In Austria è ufficialmente nata una nuova corrente cinematografica che punta innanzitutto a mostrarci la realtà così com’è, senza filtro alcuno. Alla Viennale 2022, sezione Österreich real.
In Suddenly, a Strike la macchina da presa di Josef Aichholzer e Ruth Beckeremann si mostra immediatamente vicina ai lavoratori. Girato in 16mm e totalmente in bianco e nero, il documentario comprende sia filmati realizzati direttamente dai registi durante le riunioni degli operai o mentre gli stessi sono intenti a entrare in fabbrica, sia singoli frame dei padroni delle fabbriche, ma anche brevi inserti d’animazione a opera del compianto Manfred Deix. Alla Viennale 2022 all’interno della retrospettiva Österreich real.
Toilette è la contemplazione nei gesti semplici del quotidiano, la riscoperta di nuovi ritmi, la valorizzazione di sé stessi e del corpo umano, il concreto che diviene astratto e viceversa. Le immagini in bianco e nero sono più vive che mai. Gesti e dettagli divengono cinema allo stato puro. Cinema e metacinema. Alla Diagonale’22.
In I soliti Ignoti colpiscono ancora – E una Banca rapinammo per fatal Combinazion una regia a volte maldestra e risvolti di sceneggiatura spesso prevedibili ci fanno provare nostalgia non solo per il celebre I soliti Ignoti di Mario Monicelli, ma anche per le commedie dirette dallo stesso Franz Antel in Austria tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta.
Tales from the Vienna Woods è ambientato nei primi anni Trenta, ma racconta una storia che potrebbe accadere oggi, come domani. Due teatranti introducono al pubblico le vicende dei protagonisti presso i giardini del Belvedere. La macchina da presa di Maximilian Schell ci mostra subito dopo un uomo di spalle che si allontana al tramonto. Un’immagine che ricorrerà spesso all’interno del lungometraggio insieme a numerosi totali e panoramiche necessari al fine di mantenere un certo distacco.
Schatten und Licht sta a rappresentare una vera e propria perla all’interno della cinematografia austriaca, perfettamente collocato all’interno di un contesto che vedeva un copioso numero di giovani cineasti che si erano posti l’obiettivo di dar vita a un cinema del tutto innovativo, finalmente libero dai dettami che avevano caratterizzato la produzione austriaca nei decenni precedenti.
La mitologia greca ha trovato, in Alkeste – Die Bedeutung, Protektion zu haben, un’ideale declinazione, per una storia d’amore e morte ambientata in una ruvida – ma estremamente poetica – Vienna degli anni Settanta. Ed ecco che l’Alcesti di Euripide viene qui messa in scena in modo mai banale o scontato, con un approccio registico che ricorda a tratti la Nouvelle Vague francese.
Un film, Die gelbe Nachtigall, che sta a rappresentare un punto di svolta all’interno della carriera di Franz Antel. Se, infatti, da un lato, il regista, con questa pellicola, per la prima volta si confrontava direttamente con un nuovo mezzo di comunicazione, la televisione, dall’altro ecco che appare lampante, qui, una sorta di ritorno al passato. Una sorta di ritorno ai gloriosi Wiener Film che tanta importanza hanno avuto agli inizi e per gran parte della sua carriera.