Tra i nomi maggiormente degni di nota nel cinema di Weimar, Henrik Galeen – a cui la Viennale 2021 ha dedicato una speciale retrospettiva – si è distinto agli inizi del secolo scorso soprattutto per il carattere cupo e inquietante che era solito conferire, ora in qualità di sceneggiatore, ora in qualità di regista o attore, alle sue opere.
Il 18 aprile 2021 il critico cinematografico, curatore e storico del cinema Amos Vogel avrebbe compiuto cento anni. A tal proposito, l’Österreichisches Filmmuseum in collaborazione con la Viennale ha organizzato la retrospettiva Amos Vogel – Film as a subversive Art, che prende il titolo dall’omonimo libro scritto dall’autore nel 1974. Il cinema da lui approfondito è un cinema considerato “diverso”, realizzato da cineasti desiderosi di “liberarsi” dai dettami delle grandi case di produzione e che difficilmente avrebbero ottenuto l’attenzione che meritavano.
Un maestro del genere noir, il grande Edgar G. Ulmer. Eppure, il regista non è ricordato soltanto per questa sua peculiarità. Spesso costretto a girare film con budget molto bassi, Ulmer era solito ultimare le riprese in pochissimi giorni. Ciò, tuttavia, non influenzò mai la buona qualità dei suoi film, dove tutto era studiato fin nel minimo dettaglio.
Se lo spietato colonnello Hans Landa di Bastardi senza Gloria (Quentin Tarantino, 2009) è considerato, oggi, quasi alla stregua di un mito è merito soprattutto dell’attore austriaco Christoph Waltz. Un attore scelto con cura da Tarantino stesso, che con maestria e ironia è entrato nel cuore degli spettatori. Ma come ha capito Tarantino che Waltz era l’attore giusto per interpretare il suo Hans Landa?
Controversa e affascinante, Nora Gregor incarna la perfetta immagine di una diva dei primi del Novecento che con grazia e stile è riuscita a conquistare i cuori di milioni di spettatori, entrando di diritto a far parte dell’Olimpo dei Grandi.
Al giorno d’oggi, a distanza di anni, nessuno si è dimenticato del grande talento di Josef von Sternberg, considerato di diritto uno dei grandi maestri della storia del cinema. Il suo speciale contributo alla settima arte lo ha reso ufficialmente immortale.
Se, ancora oggi, quando ci capita di visionare lungometraggi come l’esilarante e raffinato Ninotschka o i sottili e inquietanti Angoscia e Niagara, proviamo le stesse sensazioni che hanno vissuto gli spettatori dell’epoca, è segno del fatto che la scrittura di Walter Reisch – oltre, ovviamente, al talento di chi li ha a suo tempo diretti – è più che mai giovane e attuale.
Per il suo portare in scena personaggi a loro modo estremi, Klaus Maria Brandauer riesce a essere ora respingente, ora incredibilmente carismatico e affascinante. Peculiarità, la presente, dei più versatili fra gli interpreti, che fa dell’attore un vero e proprio fiore all’occhiello del panorama culturale austriaco contemporaneo.
Anche se parte della critica dell’epoca sembrò non rendersi conto subito del suo talento, il tempo fu finalmente generoso con Fred Zinnemann e ben presto il mondo intero si accorse non soltanto del suo indubbio valore, ma anche della sua inconfondibile, marcata autorialità, perfettamente in grado di rapportarsi a qualsiasi genere cinematografico.
La storia d’amore tra Jesse e Céline in Prima dell’Alba di Richard Linklater si sviluppa davanti allo schermo attraverso le parole e potenti immagini della città che appaiono sullo sfondo. E di giorno come di notte la stessa non perde nemmeno una minima parte del suo fascino, ma, al contrario, viene qui trattata dal regista alla stregua di un vero e proprio personaggio.