Penissimo è un documentario allegro e leggero, ma anche particolarmente pregno di significato. Interviste, fotografie di opere d’arte, ma anche spezzoni dai primi film erotici realizzati già all’epoca del muto compongono un vivace e colorato affresco di “una delle due metà di cui è composto il mondo”.
Monte Verità è una sfrenata corsa verso la libertà. Una costante ricerca della bellezza in tutte le sue forme. Un disperato bisogno d’amore che sembra non riuscire mai a trovare un proprio compimento. Una storia di emancipazione femminile in cui viene realizzato anche un sincero tributo al mondo della fotografia e dell’arte in generale.
Tales of Franz si distingue immediatamente per una struttura narrativa estremamente semplice e lineare, priva quasi del tutto di sottotrame. E se, da un lato, la storia di Franz e dei suoi amici appassiona e diverte, dall’altro si sente il bisogno di qualche colpo di scena in più, così come di necessari approfondimenti per quanto riguarda alcuni personaggi secondari.
My Father, the Prince è un lungo viaggio tra passato e presente. Un viaggio spesso difficile e doloroso intrapreso da un padre e una figlia che, insieme, imparano a conoscersi meglio. Una grande parete viene pian piano riempita da tante fotografie. La storia della famiglia Schwarzenberg prende lentamente forma sullo schermo.
Ciò che durante la visione di He flew ahead – Karl Schwanzer immediatamente colpisce è la scelta di strutturare il film su due diversi livelli: da un lato, infatti, il documentario si sviluppa in modo prettamente classico, dall’altro la finzione prende il sopravvento e Karl Schwanzer prende magicamente vita grazie all’attore Nicholas Ofczarek.
Alice Schwarzer non ci lascia mai il tempo di riprendere fiato. Una serie di filmati di repertorio che ci mostrano Schwarzer al lavoro o nei suoi momenti privati a casa di amici, ma anche numerose interviste a persone che hanno avuto modo di lavorare con lei o, comunque, di conoscerla da vicino stanno a comporre un esaustivo e variopinto ritratto della celebre attivista tedesca.
Proprio com’è stato in Love Machine, anche in Love Machine 2 una serie di gag vanno ad arricchire una sceneggiatura a volte un po’ troppo prevedibile, ma che, nel complesso riesce a regalare allo spettatore un’ora e mezza di risate. Il carisma di Georgy (e, ovviamente, del bravo Thomas Stipsits) è il vero fulcro attorno a cui ruota tutto il film.
Rubikon non è un film che punta tutto su effetti speciali o su particolari scene d’azione. Ciò a cui Leni Lauritsch ha dato vita è più che altro un riuscito e spesso adrenalinico Kammerspiel in cui vengono tirate in ballo anche importanti questioni morali. In che modo siamo responsabili della salute del nostro pianeta? Quanto è importante pensare alla salvaguardia del bene comune? E, soprattutto, cosa ne sarà dei nostri figli?
In Uncomfortably Comfortable non ci vengono mai mostrati primi piani del protagonista. Egli non vuole essere ripreso direttamente. Nemmeno quando mangia in macchina. Nel frattempo, però, la sua voce fuoricampo ci racconta la sua storia. Una storia difficile, in cui un grave trauma del passato lo ha segnato per sempre.
Le immagini parlano da sé, durante la visione di It works II. Non v’è bisogno di null’altro, nemmeno di ridondanti didascalie. E infatti, bisogna riconoscere a Fridolin Schönwiese una spiccata sensibilità nel raccontarci le storie di Gerald, Michael e Valentin.