In The Bosom Friend Ulrich Seidl ci ha ancora una volta regalato un personaggio di cui non ci dimenticheremo facilmente. Un personaggio che sembra quasi appartenere a un mondo a sé e che – proprio secondo alcune affermazioni del regista stesso – dopo aver rinunciato a ogni forma di guadagno o di relazioni sociali, potrebbe anche aver trovato a suo modo la libertà.
Replay è una frizzante commedia degli equivoci, un suggestivo e originale ritratto della Vienna notturna, ma anche il dramma personale di un uomo che sembra non aver ancora trovato il proprio posto nel mondo.
The Unfish è un lungometraggio decisamente originale per quanto riguarda la filmografia austriaca. Il regista Robert Dornhelm, dal canto suo, si è chiaramente interessato a ciò che veniva realizzato al di fuori dei confini nazionali, mostrando particolare curiosità nei confronti dei fantasy anni Ottanta.
Tutto è possibile in Charms Zwischenfälle. Il susseguirsi degli eventi sembra non seguire alcuna logica e ciò che ne viene fuori sono numerose situazioni paradossali fortemente kafkiane.
Surreale, bizzarro, ma anche tenero e piuttosto naïf, Drei Herren non è certamente un lungometraggio perfetto. Eppure, nonostante tutto, man mano che ci si avvicina al finale, ogni personaggio si rivela molto più complesso e ricco di sfaccettature di quanto inizialmente potesse sembrare.
Prende spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto 71 Frammenti di una Cronologia del Caso. Nel film – suddiviso in cinque capitoli, ognuno dei quali riguardante un giorno in particolare – tutto si svolge dal 12 ottobre al 23 dicembre 1993. Tutto conduce a un unico evento in cui verranno coinvolti in un modo o nell’altro tutti i personaggi. Ma quanto conta l’essere umano in questo lungometraggio di Michael Haneke?
Sarebbe riduttivo classificare Megacities come un semplice documentario. Megacities è in realtà molto di più. Megacities è un viaggio nelle più grandi città del mondo, un variopinto affresco che ci racconta per immagini le storie di chi vive ai margini della società.
Nonostante momenti poco convincenti dal punto di vista registico, per i temi trattati Lamorte si è rivelato sotto molti aspetti del tutto coraggioso e lungimirante, un piccolo fiore all’occhiello all’interno della filmografia di Xaver Schwarzenberger e di sua moglie Ulrike.
Nel Radetzkymarsch di Axel Corti (terminato da Gernot Roll dopo la morte improvvisa del regista), parallelamente alla parabola sull’impero v’è un particolare focus sul rapporto padre/figlio e su quanto i due protagonisti non siano mai riusciti a dirsi. Il tutto messo in scena grazie anche alle ottime performance di un ricercato cast, all’interno del quale si distingue soprattutto il grande Max von Sydow.
L’impegno civile di facciata viene messo costantemente di fianco a situazioni paradossali e, talvolta, anche un po’ grottesche, nel presente Vorwärts. E la regista, dal canto suo, punta proprio a questo, senza prendere apertamente parte per questo o per quel partito, ma tracciando un fedele affresco il più possibile universale del mondo della politica e delle snervanti campagne elettorali.