Uno sguardo cinico e disincantato si concentra principalmente sui numerosi paradossi che prendono vita nel momento in cui le diverse realtà ci vengono mostrate l’una dopo l’altra. Si ride molto, si ride quasi dall’inizio alla fine, durante la visione di War in Vienna. Eppure, a ben guardare, ciò che ci viene mostrato è piuttosto inquietante. Alla Viennale 2022, sezione Österreich real.
Un forte contrasto interiore è il vero fulcro di Sparta. Ewald ride quando gioca con i bambini. Lentamente, però, la sua risata si trasforma in un pianto. Un pianto che nessuno nota, che trova sfogo soltanto all’interno di una macchina o nella casa di riposo dove si trova suo padre. Sottili sfumature e cambi di registro che dicono più di mille parole. Ulrich Seidl (e l’ottimo Georg Friedrich) rendono alla perfezione tutto ciò e ci mostrano come il protagonista sia in realtà l’unica vera vittima delle sue stesse debolezze. Alla Viennale 2022.
Con poche, semplici inquadrature e con un’unica frase che si ripete in continuazione Ulrich Seidl è riuscito a trasmettere appieno l’essenza di tutta la sua filmografia. In Hakuna Matata – che fa parte del progetto collettivo Venezia 70 Future Reloaded, realizzato in occasione del 70° anniversario della Mostra del Cinema di Venezia – non v’è bisogno d’altro.
In The Bosom Friend Ulrich Seidl ci ha ancora una volta regalato un personaggio di cui non ci dimenticheremo facilmente. Un personaggio che sembra quasi appartenere a un mondo a sé e che – proprio secondo alcune affermazioni del regista stesso – dopo aver rinunciato a ogni forma di guadagno o di relazioni sociali, potrebbe anche aver trovato a suo modo la libertà.
Con Rimini, Ulrich Seidl, ancora una volta, ci regala uno spietato ritratto del mondo in cui viviamo, in cui a nessuno è dato di salvarsi, in cui non v’è speranza alcuna per un futuro migliore, in cui vecchie canzoni risalenti alla Seconda Guerra Mondiale riecheggiano ancora per i corridoi di una squallida casa di riposo e fanno da triste leit motiv nella vita di ognuno di noi.
Grande assente alla 78° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Ulrich Seidl è un regista da cui ci si aspetta molto. Persino quando si tratta di vedere uno dei suoi primi film. E infatti, anche nel caso di Der Ball – realizzato nel 1982 – il grottesco e il ridicolo che si evincono dalle immagini che ci vengono mostrate divengono immediatamente i protagonisti assoluti.
Con In the Basement Ulrich Seidl scava nell’intimo dei personaggi da lui filmati entrando nelle loro case dall’aspetto ordinato e impeccabili, fino a giungere nelle loro cantine. Ed è qui che, finalmente, ognuno di loro rivela la sua vera natura.
Good News – brillante esordio di Ulrich Seidl dopo una serie di cortometraggi e mediometraggi – segue passo passo la quotidianità di tutti quei lavoratori, provenienti principalmente dal Bangladesh, che vengono assunti dalle maggiori testate nazionali, al fine di vendere i loro quotidiani per le strade della città e all’interno delle stazioni della metropolitana. Un sistema, il presente, che vede una gerarchia di classe più che mai marcata, dove l’esasperata staticità delle vite degli altoborghesi si contrappone fortemente all’instabilità, alla mancanza di certezze e di sicurezza delle vite degli immigrati.
Grande assente alla 76° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Ulrich Seidl non è riuscito a presentare in tempo Wicked Games, sua ultima fatica. Eppure, il controverso cineasta austriaco è ormai di casa al Lido. Basti pensare che la sua notorietà a livello internazionale è stata ufficialmente raggiunta nel 2001, anno in cui ha presentato in concorso Canicola, che si è aggiudicato il Gran Premio della Giuria.
Non si può uscire indenni dopo la visione di Models (così come, d’altronde, dopo ogni altra opera di Ulrich Seidl). Ed è proprio questo che lo stesso regista dichiaratamente vuole: colpire, scuotere, rapire lo spettatore senza paura che lo stesso si faccia troppo male.