The Beast in the Jungle è un’opera estremamente raffinata, dove immagini quasi sfocate di tempi passati ben si contrappongono alle luci ora soffuse, ora psichedeliche e agli stravaganti costumi dei protagonisti. Immagini e musica si incontrano e non si lasciano praticamente mai. Alla Berlinale 2023.
In Boomerang troviamo tutte le costanti della filmografia di Kurdwin Ayub. Anche qui notiamo un approccio consapevole ed estremamente maturo in una storia giovane che parla di giovani. Una storia leggera e profonda allo stesso tempo. Una storia estremamente personale che attraverso lo sguardo innovativo della regista assume immediatamente connotazioni universali. Alla Diagonale’22.
La persona prima del genio. Sempre e comunque. Ed è proprio questo che David Teboul vuol far emergere dai propri film. E così, nel presente Sigmund Freud – Jude ohne Gott, la voce narrante – unico elemento creato ad hoc, che non fa parte dell’originario materiale d’archivio – fa semplicemente da collante tra un testo e l’altro, pensata anche – e soprattutto – per dare fluidità e completezza all’intera messa in scena composta da materiali d’archivio montati a mo’ di lungometraggio di finzione.
Caratterizzato da un montaggio frenetico e incalzante, unitamente a un commento musicale atto ad aumentare un costante stato di tensione nello spettatore, il presente Wood vede la cooperazione di ben tre cineaste – Ebba Sinziger, Michaela Kirst e Monica Lazurean-Gorgan – per tre punti di vista che convergono verso un’unica conclusione, ponendosi come obiettivo principale proprio quello di far sì che il mondo intero si renda conto della pericolosità di determinate realtà.