Peter va sulla Luna è tutto sommato un divertente, variopinto e a tratti adrenalinico lungometraggio per tutta la famiglia. Un film dal respiro internazionale che, tuttavia, sia per quanto riguarda lo script che per la realizzazione dei disegni in computer grafica, risente molto del confronto con altri film d’animazione realizzati nel frattempo in tutto il mondo. Alla Diagonale’22.
Primi piani di volti pensierosi, contemplativi tramonti sul mare, ma anche impronte colorate di mani che creano un grande dipinto trasmettono appieno l’essenza di Me, We. Alla Diagonale 2021.
Con In the Basement Ulrich Seidl scava nell’intimo dei personaggi da lui filmati entrando nelle loro case dall’aspetto ordinato e impeccabili, fino a giungere nelle loro cantine. Ed è qui che, finalmente, ognuno di loro rivela la sua vera natura.
In Falling, Barbara Albert, nel mettere in scena una forte nostalgia nei confronti del passato, insieme alla voglia di ritrovare sé stesse e i propri affetti, evita sapientemente di lasciarsi prendere la mano da un’eccessiva emotività, dimostrando un dovuto distacco e una matura lucidità nell’osservare da vicino le cinque protagoniste. Distacco e lucidità che, in questo caso, riescono a farci entrare piano piano sempre più in contatto con ogni singolo personaggio.
In concorso a Venezia77, Jasmila Zbanic ci regala, in questo suo Quo vadis, Aida?, una storia tanto cruda quanto profondamente dolorosa. E al fine di mettere in scena la guerra e il dramma personale della protagonista, un sapiente lavoro di sottrazione si rivela il migliore alleato dela regista, la quale, a sua volta, ben sa arrivare al pubblico evitando sapientemente ogni retorica. Fatta eccezione per diversi scivoloni man mano che ci si avvicina al finale.
Un film, il presente You bet your Life, che punta tutto sull’interiorità del suo protagonista e che, dunque, vede una regia adattarsi allo stesso, con frequente uso di macchina a spalla e un montaggio frenetico atto a indicarci le sue inquietudini interiori.
Disincantato, razionale e satirico al punto giusto – con anche un tocco di velata ironia al proprio interno – Lourdes, puntando il dito contro una società ipocrita e perbenista, che altro non fa che vivere di illusioni, ci mostra una realtà ben lungi da come la immaginiamo.
Hotel vede il suo massimo punto di forza in una regia fatta di composizioni del quadro rigide e simmetriche, con tanto di colori che virano principalmente al verde o al rosso. Una potenza delle immagini ottenuta grazie al contributo del direttore della fotografia Martin Gschlacht, storico collaboratore della Hausner, nonché co-fondatore della società di produzione Coop99.
L’immagine finale del cortometraggio Flora – con la protagonista che corre verso una meta sconosciuta – segna ancora di più i parallelismi con il presente Lovely Rita. Qui, tuttavia, ogni cosa è portata all’estremo, tutto è molto più crudo, molto più vero. E la speranza di un futuro migliore, che traspariva al termine della visione del precedente cortometraggio, sembra, ormai, soltanto un vago ricordo.
Little Joe, sesto lungometraggio della regista Jessica Hausner, già in concorso al Festival di Cannes 2019 (dove la protagonista Emily Beecham ha vinto il premio alla Miglior Interpretazione Femminile), si presenta come un prodotto volutamente ambiguo, che non mira a dare precise risposte in merito ai quesiti sollevati e che proprio di questa sua ambiguità di fondo fa il proprio maggiore punto di forza. Alla Viennale 2019.