ABC è un viaggio in continuo divenire verso un futuro ricco di nuove scoperte e di nuovi modi di intendere l’arte e la realtà. Il ricordo di tempi passati e di come siamo diventati ciò che siamo oggi. Una vera e propria dichiarazione d’amore alla vita, all’amicizia, al Cinema. Alla Diagonale’23.
Girato interamente in 16mm, I am here! è un difficile, spesso doloroso, ma anche teneramente nostalgico viaggio tra passato e presente in vista di un nuovo futuro. Un lungometraggio apparentemente essenziale, ma, in realtà, molto più complesso e stratificato di quanto possa inizialmente sembrare. Alla Diagonale’23.
Anche in questo piccolo e prezioso 3.30PM Ludwig Wüst mantiene le principali tematiche e le costanti del suo cinema, accentuando, se vogliamo, alcune tendenze già tracciate in passato. Ed ecco che quel realismo e quel minimalismo che tanto sono stati centrali nei suoi precedenti lavori, diventano, qui, a dir poco essenziali.
Primo capitolo della Heimatfilm-Trilogie (comprendente anche Abschied, del 2014, e Heimatfilm, del 2016), My Father’s House, dedicato ai genitori del regista, appena scomparsi, mette in scena – analogamente alle altre opere dell’autore – un importante cambiamento interiore e può classificarsi di diritto, come il suo lavoro più intimo e personale.
Secondo le stesse parole dell’autore, si tratta di una sorta di Odissea senza ritorno, Egyptian Eclipse. Un viaggio soprattutto interiore che porta lentamente all’abbandono di ogni cosa riguardante il proprio passato – e, con esso, anche l’attaccamento a ogni qualsivoglia bene materiale – e che culmina nel bel mezzo di un simbolico deserto.
In Departure ogni singolo elemento è carico di un forte simbolismo e, allo stesso tempo, riesce ad arrivare allo spettatore in modo diretto, parlando un linguaggio universale, classificandosi come una vera e propria apologia dei veri valori e della libertà.