Il cineasta sudcoreano Bong Joon-ho ha spesso annoverato tra i registi che hanno avuto maggiore influenza sul suo fare cinema Alfred Hitchcock, Guillermo del Toro, Martin Scorsese e Akira Kurosawa. Eppure, egli non ha mai menzionato il nome di Fritz Lang. Cosa avranno in comune, in realtà, questi due autori?
In molti ricorderanno la lunga e appassionante intervista del regista William Friedkin al grande Fritz Lang, realizzata nel 1974 e considerata, ancora al giorno d’oggi, un prezioso documento per quanto riguarda la storia del cinema. Nel corso della presente intervista, dunque, non possiamo non notare un Fritz Lang entusiasta e appassionato nel raccontare alcune sue fondamentali vicissitudini. Come, ad esempio, quando, dopo un incontro con Goebbels, decise di espatriare.
Fritz Lang/Michael Haneke. Due nomi che – fatta eccezione per il loro paese d’origine (l’Austria, appunto) – sembrano avere ben poco in comune. Soltanto all’apparenza, però. Se, infatti, il primo ha sin da subito tentato nuove strade, nuove forme del linguaggio cinematografico, è anche vero che il secondo di tali sperimentazioni ha beneficiato a tal punto da farle completamente sue, creando, così, uno stile del tutto personale e inconfondibile.