Fotografia: Elio Carniel

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L’ULTIMO PONTE

L’ultimo Ponte è un profondo e toccante dramma che, in un periodo in cui si cercava di elaborare quanto era accaduto nei drammatici anni precedenti, ci mostra la guerra come una realtà del tutto sbagliata. Una realtà che di fronte al valore degli esseri umani, di ogni essere umano, si rivela in tutta la sua debolezza e scelleratezza. In concorso al Festival di Cannes 1954.

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REICHTUM DER WÄLDER

In Reichtum der Wälder Albert Quendler ci mostra ogni singolo processo a partire dall’abbattimento degli alberi, fino al trasporto della legna a bordo di una locomotiva. La sua macchina da presa si sofferma su ogni dettaglio, enfatizzando, al contempo, il valore dei materiali trattati e facendo sì che il documentario si distingua innanzitutto per un gradito lirismo e per una propria, ben marcata personalità.

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SYMPHONIE WIEN

Vienna è più viva che mai in Symphonie Wien. Albert Quendler, dal canto suo, ha optato per un approccio registico estremamente innovativo, creando un riuscito mix tra cinema, danza, teatro e, ovviamente, documentario, senza avere paura di “giocare” con la settima arte, sfruttando ogni possibilità che la stessa ci offre.

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UNA MANO NELL’OMBRA

La Vienna di Una Mano nell’Ombra è una Vienna buia, oscura, testimone dei più orrendi delitti, che, a suo tempo, Carol Reed era riuscito così bene a rappresentare ne Il terzo Uomo. E il regista Arthur Maria Rabenalt si è rivelato perfettamente all’altezza nel mettere in scena un efferato delitto, attingendo a piene mani ora dal cinema di Reed stesso, ora dall’Espressionismo tedesco, ora anche dalle iconiche figure di investigatori del calibro di Hercules Poirot o del Tenente Colombo.

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RADETZKYMARSCH

È proprio un angosciante senso di morte e di claustrofobia a pervadere l’intero Radetzkymarsch, diretto da Michael Kehlmann nel 1964, nonché trasposizione dell’omonimo romanzo di Joseph Roth. La monarchia asburgica, dal canto suo, ci appare come una sorta di gabbia dorata. Una gabbia all’interno della quale sono prigionieri proprio Carl Joseph e suo padre Franz, protagonisti della pellicola.

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VIENNESE GIRLS

Nel corale Viennese Girls, il regista, pittore e fotografo Kurt Steinwendner – talmente affascinato dal nostro Neorealismo da ispirarsi in tutto e per tutto a esso – traccia un affresco di una Vienna che a fatica si sta risollevando dalla Seconda Guerra Mondiale, all’interno della quale ciò che sembra più difficile è riuscire ad arrivare a fine mese, per una precarietà del lavoro che si unisce tristemente alle disumane condizioni dei lavoratori stessi.