Diviso in due parti, My Sentence gioca sapientemente con immagini e percezioni. Immagini di pianeti si alternano a scene in cui vediamo la protagonista specchiarsi nei camerini del teatro, nel suo letto o davanti a una biglietteria in metropolitana. Amina Handke ha saputo gestire tutti questi elementi dando vita a un’opera che, pur ispirandosi alla celebre commedia Kaspar di Peter Handke, vanta una ben marcata personalità. Alla Viennale 2022.
In Drowned vediamo come Friedl vom Gröller abbia messo in scena la propria morte. A tal fine, dunque, la regista si è avvalsa di ben due forme di espressione artistica (poesia e musica), al fine di realizzare un’opera tutta nuova e soggettiva che nell’ambito della settima arte trova il suo finale compimento. Alla Viennale 2022.
Lucas Marxt punta innanzitutto su un forte impatto visivo. E anche in questo suo piccolo ma importante Marine Target notiamo una grande attenzione nei confronti dell’estetica, grazie alla quale le immagini che ci vengono mostrate assumono quasi le sembianze di un quadro astratto. Un quadro astratto e perfettamente simmetrico, in cui un preciso andamento contemplativo ben si contrappone alla gravità dei fatti che ci vengono mostrati. Alla Viennale 2022.
Un forte contrasto interiore è il vero fulcro di Sparta. Ewald ride quando gioca con i bambini. Lentamente, però, la sua risata si trasforma in un pianto. Un pianto che nessuno nota, che trova sfogo soltanto all’interno di una macchina o nella casa di riposo dove si trova suo padre. Sottili sfumature e cambi di registro che dicono più di mille parole. Ulrich Seidl (e l’ottimo Georg Friedrich) rendono alla perfezione tutto ciò e ci mostrano come il protagonista sia in realtà l’unica vera vittima delle sue stesse debolezze. Alla Viennale 2022.
Pur trattandosi di un’opera prima, Eismayer denota innanzitutto una grande maturità registica e una mai scontata capacità di indagare nell’animo umano, riuscendo a cogliere ogni più sottile sfumatura delle personalità dei protagonisti. Alla 79° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, sezione Settimana della Critica.
Vera non è semplicemente un film con Vera Gemma. Vera è innanzitutto un film su Vera Gemma e per Vera Gemma. La protagonista – con i suoi abiti vistosi e i suoi lunghi capelli biondi – è a dir poco magnetica e cattura immediatamente l’attenzione dello spettatore fin dai primi fotogrammi, prima di mostrarsi al pubblico con tutte le sue debolezze e la sua incredibile umanità.
Alpenland è una fotografia che rischia di diventare sempre più sbiadita. Un coro di testimonianze che, tutte insieme, rimpiangono un passato recente e temono fortemente un futuro prossimo.
Una serie di cadute dall’alto, ma anche scene splatter, primi piani sul volto insanguinato, urla, urla e ancora urla. Staging Death – ironico, arguto, ma anche incredibilmente riverente nei confronti del grande Udo Kier – rappresenta una tappa fondamentale all’interno della filmografia di Jan Soldat. Al Festival di Cannes 2022, sezione Quinzaine des Réalisateurs.
Decadentismo e modernità trovano in Corsage un ottimo connubio. I costumi e gli eleganti ambienti di Schönbrunn fanno da contrappunto alle musiche pop. Al contempo, Marie Kreutzer ha optato per una messa in scena classica, in modo da far sì che lo spettatore possa concentrarsi esclusivamente sulla sua magnetica protagonista, magistralmente impersonata da Vicky Krieps. Al Festival di Cannes 2022.
The Hawk è un lungometraggio bizzarro, irriverente e dal taglio eccessivamente televisivo, che attraverso una storia semplice e complessa allo stesso tempo, si interroga su determinate dinamiche famigliari e su equilibri precari che rischiano di rompersi per sempre nel momento in cui il passato torna a bussare alla porta. Alla Diagonale’22.