Anche se incompleto, Diana bathing – diretto dal fotografo e chimico Johann Schwarzer e prodotto dalla controversa Saturn-Film – è un importante tassello della storia del cinema austriaco, che ci diverte e sa regalarci appena due minuti di piacevole leggerezza.
Indubbiamente lo sceneggiatore Carl Mayer è una figura essenziale per quanto riguarda la storia del cinema. Da Il Gabinetto del Dottor Caligari di Robert Wiene ad Aurora di Friedrich Wilhelm Murnau, l’autore, con il suo straordinario talento e la sua voglia di sperimentare, ha fatto scuola in tutto il mondo.
Negli anni a ridosso della Prima Guerra Mondiale si sentiva più forte che mai la necessità di difendersi dalle brutture di un presente drammatico e di aggrapparsi a ogni minima speranza per il futuro. La settima arte non è rimasta indifferente e in questi anni ha preso una direzione totalmente nuova, facendosi portavoce di ogni essere umano, delle sue debolezze, delle sue paure, del suo disperato desiderio di felicità.
Una serie di cadute dall’alto, ma anche scene splatter, primi piani sul volto insanguinato, urla, urla e ancora urla. Staging Death – ironico, arguto, ma anche incredibilmente riverente nei confronti del grande Udo Kier – rappresenta una tappa fondamentale all’interno della filmografia di Jan Soldat. Al Festival di Cannes 2022, sezione Quinzaine des Réalisateurs.
In Benny’s Video, la realtà è ciò che vediamo, ma anche ciò che possiamo manipolare a nostro piacimento. Michael Haneke sa benissimo dove direzionare il nostro sguardo, lasciando semplicemente che le immagini parlino da sé e – tramite monitor che fanno quasi da “filtro” – ci mostrino un mondo distorto, un mondo malato.
Decadentismo e modernità trovano in Corsage un ottimo connubio. I costumi e gli eleganti ambienti di Schönbrunn fanno da contrappunto alle musiche pop. Al contempo, Marie Kreutzer ha optato per una messa in scena classica, in modo da far sì che lo spettatore possa concentrarsi esclusivamente sulla sua magnetica protagonista, magistralmente impersonata da Vicky Krieps. Al Festival di Cannes 2022.
Im Augenblick. Die Historie und das Offene gioca con sensazioni e percezioni, è costantemente alla ricerca di nuove forme di messa in scena, non ha paura di osare o di esagerare. Il giallo della fotografia sta quasi a suggerirci un pericolo imminente. E se il pericolo fosse rappresentato dall’uomo stesso?
Still Life non è assolutamente un film “semplice”. Al contrario, ogni minima sfaccettatura delle personalità dei protagonisti viene ben resa dalla macchina da presa di Sebastian Meise in modo mai retorico o prevedibile. I primi piani sui loro volti, le confessioni, le chiacchierate in macchina o sulla banchina di una stazione, ma anche i gesti estremi conferiscono umanità a ognuno di loro.
In The Bosom Friend Ulrich Seidl ci ha ancora una volta regalato un personaggio di cui non ci dimenticheremo facilmente. Un personaggio che sembra quasi appartenere a un mondo a sé e che – proprio secondo alcune affermazioni del regista stesso – dopo aver rinunciato a ogni forma di guadagno o di relazioni sociali, potrebbe anche aver trovato a suo modo la libertà.
La lotta operaia, la necessità di “diventare adulti”, ma anche – e soprattutto – i tormenti d’amore fanno da protagonisti assoluti in Taking it back. Andreas Schmied, dal canto suo, da sempre con una grande predisposizione per le commedie d’intrattenimento, ha tentato un mix tra discorso sociale e componente sentimentale prestando a quest’ultimo aspetto un’attenzione maggiore.