La mitologia greca ha trovato, in Alkeste – Die Bedeutung, Protektion zu haben, un’ideale declinazione, per una storia d’amore e morte ambientata in una ruvida – ma estremamente poetica – Vienna degli anni Settanta. Ed ecco che l’Alcesti di Euripide viene qui messa in scena in modo mai banale o scontato, con un approccio registico che ricorda a tratti la Nouvelle Vague francese.
C’è davvero da sbizzarrirsi nel maneggiare tutti i numerosi spunti che la vita di questo geniale artista ha da offrirci. Tutto sta nel saperli gestire bene, dando vita a un lavoro mai scontato o didascalico, che sappia tracciare un ritratto il più possibile appassionato e fedele di una delle più importanti personalità artistiche di tutta l’Austria. E Dieter Berner è perfettamente riuscito in tale mai facile e per nulla banale impresa con il suo Egon Schiele.
In Il settimo Continente, opera prima per il cinema di Michael Haneke, ciò a cui assistiamo è il progressivo e repentino disgregamento della famiglia borghese contemporanea osservato e trattato con fare quasi schnitzleriano, con tanto di sorda violenza onnipresente ma mai realmente rappresentata davanti ai nostri occhi. Tema costante, questo, all’interno della nutrita filmografia hanekiana.