Anno: 2020

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WIRED FOR MUSIC – INSIDE THE WIENER SYMPHONIKER

Un lavoro, il presente Wired for Music– Inside the Wiener Symphoniker, che trasuda passione, che si identifica fin dai primi minuti con i suoi protagonisti, che segue gli stessi in modo discreto e confidente e che, a tratti, pecca soltanto di qualche dialogo eccessivamente studiato a tavolino che finisce inevitabilmente per perdere di mordente.

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DER SCHÖNSTE PLATZ AUF ERDEN

Un documentario, il presente Der schönste Platz auf Erden, che, forte di un’estetica che punta principalmente all’essenziale e che di lunghi momenti di contemplazione fa il proprio marchio di fabbrica, punta il dito direttamente contro chi, privo di ogni qualsivoglia autonomia di pensiero, si lascia condurre per mano da chi la sa più lunga di lui, decidendo di tenere ora per una, ora per l’altra fazione, a seconda di ciò che potrebbe convenirgli. Proprio come farebbe un nutrito gruppo di oche starnazzanti di orwelliana memoria.

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SIGMUND FREUD – JUDE OHNE GOTT

La persona prima del genio. Sempre e comunque. Ed è proprio questo che David Teboul vuol far emergere dai propri film. E così, nel presente Sigmund Freud – Jude ohne Gott, la voce narrante – unico elemento creato ad hoc, che non fa parte dell’originario materiale d’archivio – fa semplicemente da collante tra un testo e l’altro, pensata anche – e soprattutto – per dare fluidità e completezza all’intera messa in scena composta da materiali d’archivio montati a mo’ di lungometraggio di finzione.

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FISCHE

Una fotografia dai colori pastello e una caratterizzazione dei personaggi e dei loro gesti quasi naïf stanno immediatamente a conferire al presente Fische un tono leggero, delicato, quasi spensierato, come se ci si trovasse in una sorta di dimensione sospesa nel tempo. E ciò fa da perfetto contrappunto alle prime battute del dialogo tra i due giovani protagonisti. Il tutto per un conflitto che può essere superato soltanto nel momento in cui si ritrova una necessaria leggerezza.

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A PROPOSAL TO PROJECT IN SCOPE

In questo suo A proposal to Project in Scope, Viktoria Schimid ha sapientemente lavorato di sottrazione per mostrarci una sorta di Eden, un mondo ideale dove la natura nella sua accezione più pura ben si sposa con qualcosa che l’uomo stesso ha creato. E ciò che ne viene fuori è una totale, perfetta armonia. Un’armonia che può essere solamente osservata in religioso silenzio, senza bisogno di parole o di ridondanti didascalie, ma con un approccio registico che ricorda da vicino il cinema di James Benning e che si mostra estremamente riverente nei confronti di ciò che vuole rappresentare.

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WHY NOT YOU

Why not you, opera prima di Evi Romen, si concentra soprattutto sugli oggetti. Siano essi una buffa parrucca simbolo di un’identità da svelare o anche soltanto un fugace selfie su di un cellulare. Sono oggetti apparentemente insignificanti che ricorrono frequentemente durante tutta la durata del lungometraggio assumendo immediatamente una valenza assai simbolica.

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3.30PM

Anche in questo piccolo e prezioso 3.30PM Ludwig Wüst mantiene le principali tematiche e le costanti del suo cinema, accentuando, se vogliamo, alcune tendenze già tracciate in passato. Ed ecco che quel realismo e quel minimalismo che tanto sono stati centrali nei suoi precedenti lavori, diventano, qui, a dir poco essenziali.

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WOOD

Caratterizzato da un montaggio frenetico e incalzante, unitamente a un commento musicale atto ad aumentare un costante stato di tensione nello spettatore, il presente Wood vede la cooperazione di ben tre cineaste – Ebba Sinziger, Michaela Kirst e Monica Lazurean-Gorgan – per tre punti di vista che convergono verso un’unica conclusione, ponendosi come obiettivo principale proprio quello di far sì che il mondo intero si renda conto della pericolosità di determinate realtà.