In Mister Karl il regista Kurt Mayer ha optato per un approccio classico, che, in questo caso, si rivela un’ottima soluzione. Un approccio classico e una struttura ellittica che punta innanzitutto a commuovere il pubblico e a omaggiare il grande Karlheinz Böhm, la sua carriera, la sua straordinaria generosità.
In Half a Life di Nikolaus Leytner, di fianco a una chiara impostazione prettamente televisiva, vengono sollevate ben più complesse questioni morali riguardanti la rabbia, il rancore, un enorme dolore e, non per ultimo, uno straziante senso di colpa.
Sono i colori del rosa, dell’arancio, dell’oro e del giallo a pervadere l’intero Lezzieflick. E i fondali delle immagini, così variopinti, così stratificati, sembrerebbero quasi ricordare i dipinti di Gustav Klimt e, nello specifico, il suo capolavoro Le tre Età della Donna.
Non c’è spazio per i dialoghi in Eintritt zum Paradies um 3€20. Sono i rumori, in questo caso, a fare quasi da protagonisti assoluti. Eppure, nonostante il vociare indistinto, nonostante palloni che rimbalzano e cellulari che squillano incessantemente, v’è comunque una certa calma di fondo. Ed ecco che, immediatamente, ci torna alla mente il cinema di Jacques Tati e la sua indiscussa eleganza.
Rispecchiando appieno i canoni del prodotto televisivo a buon mercato in cui sin troppo spesso ci si imbatte nell’ambito delle produzioni tedesche, North Face – Una Storia vera – frutto di una coproduzione tra Germania, Austria e Svizzera e diretto dal tedesco Philipp Stölzl, mal sa sfruttare le ghiotte occasioni che gli si presentano (prima fra tutte, la stessa scalata intrapresa dai quattro protagonisti), rendendo il tutto eccessivamente piatto e privo di ritmo.
Non c’è, apparentemente, alcuna via di salvezza, per i protagonisti di Revanche di Götz Spielmann (così come di qualsiasi altra opera dell’autore austriaco). Tale implicito pessimismo cosmico – pregno, a suo modo, anche di una velata religiosità – assume sin dall’inizio una connotazione universale riguardante ogni periodo storico.