Nessuno è realmente innocente o del tutto colpevole, in La Rapina. O, meglio ancora, ognuno dei tre personaggi è vittima e carnefice allo stesso tempo. E questo lungometraggio di Florian Flicker si distingue innanzitutto per un buon lavoro di scrittura, grazie al quale momenti di tensione si alternano sapientemente a scene ben più leggere.
Si intuisce subito come O Palmenbaum non sia un lungometraggio dalle grandi pretese. Il suo scopo principale è quello di mettere in scena le bizzarre vicende delle famiglie Treichl/Moor, che tanto erano piaciute al pubblico in Single Bells. E la cosa, vista in quest’ottica, funziona, soprattutto se si pensa che, rispetto a numerosi altri sequel, non viene mai ripresa la struttura del precedente lungometraggio, al fine di crearne una sorta di copia carbone.
Con una buona dose di ironia e altrettanta di polemica nei confronti del servizio sanitario nazionale (e non solo), Come sweet Death di Wolfgang Murnberger vede nel suo protagonista – impersonato dal comico Josef Hader – una sorta di eroe involontario, un uomo apparentemente stanco della vita, che altro non fa che darsi all’alcool e al fumo, al fine di dimenticare la propria solitudine. Il regista, dal canto suo, non esita a calcare la mano nel mostrarci il peggio della società senza risparmiarci proprio nulla.