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MARIA HOFSTÄTTER – ANONIMAMENTE POPOLARE

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Maria Hofstätter si è sempre distinta per la costante ricerca di ruoli interessanti, per sé stessa e per il pubblico. Ogni ruolo, per lei, deve essere usato per dar sfogo ai propri sentimenti, avendo la certezza che qualcuno sarà in ascolto. Grande protagonista, insieme a Ulrich Seidl, della Mostra del Cinema di Venezia 2001 e 2012.

La potenza dei sentimenti

Venire premiati a Gijon, Graz, Berlino e Vienna e, nonostante ciò, volere a tutti i costi non essere popolare. Il talento artistico di Maria Hofstätter, versatile attrice di teatro e cinema, l’attrice preferita di John Waters, passa anche attraverso questa sorta di mantra che, dal 1983, la contraddistingue: “Meglio l’anonimato della grande città che la popolarità del paesino, specie se si è attori”. Come darle torto?

Cabaret

Comincia proprio nel 1983, sulla scena di un cabaret di Linz, sua città natale, quella che verrà sempre definita una carriera nata “quasi” per caso. Questa famosa serata divertente, da lei definita life-changing, la porterà a palcoscenici via via più celebri e a fare la conoscenza di una leggenda come Josef Hader, futuro partner in svariati film di successo. Tutto questo da autodidatta, da liceale nel capoluogo dell’Alta Austria e, soprattutto, senza alcuna voglia di salirci su quel palco. La proverbiale folgorazione sarà l’intuire il potere catartico di poter portare in scena rabbia e sentimenti altrimenti difficili da reprimere, con la certezza di essere ascoltati, a metà strada tra il metodo Stanislavskij e lo “psicodramma” di Goffman. La consapevolezza di Maria Hofstätter, cresciuta in una fattoria alle porte di Linz, cambia così di colpo: d’ora in poi bramerà per andare in scena. Ma guai a limitarsi al solo cabaret.

L’autentico exploit

Dal 1995 direttrice del Projekttheater Vorarlberg di Feldkirch, assieme al collega Dietmar Nigsch, Maria Hofstätter non dimenticherà mai il suo primo amore, il teatro, esibendosi non soltanto in Austria, ma anche in Germania, e diventando presto una star internazionale. Il successo vero è proprio è datato 2001, anno di uscita di Canicola di Ulrich Seidl, premiato con il Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia. In questo dramma, fatto di solitudine e contornato da un caldo abbacinante, l’autostoppista interpretata da Maria Hofstätter fa breccia nei cuori della critica e, soprattutto, della giuria del Festival di Gijon che le conferisce il meritato riconoscimento come migliore attrice.

Questo può anche essere considerato l’inizio di un bel sodalizio con Seidl, il quale dirigerà Hofstätter altre cinque volte, una delle quali alla Volksbühne di Berlino. Degna di nota, in questo senso, è la costante presenza della devota Anna Maria (Hofstätter) nella trilogia Paradise, secondo Leone d’Argento a Venezia per Seidl (grazie al secondo capitolo, Paradise: Faith) e, soprattutto, Österreichischer Filmpreis 2014 alla Miglior Attrice Protagonista proprio all’interprete dell’assistente medica tutta chiesa e autoflagellazione.

L’importanza del pubblico

Sempre alla ricerca di una certa libertà, dal momento che essere riconosciuti per strada può effettivamente rappresentare non tanto un problema ma una seccatura della quale fare volentieri a meno, Maria Hofstätter continua a vivere nel suo appartamento viennese nel quale si è trasferita da studentessa. Il suo bisogno di libertà fa il paio, a livello di importanza, con la ricerca di ruoli interessanti, per sé stessa e per il pubblico. Ma non solo: memore dell’epifania rivelatrice del lontano 1983, ogni ruolo, per lei, deve essere usato per dar sfogo ai propri sentimenti, avendo la certezza che qualcuno sarà in ascolto.

Si spiega così, forse, la curiosa scelta di dare più valore all’intensità e alla profondità di un personaggio, piuttosto che affidarsi alle aride cifre che compongono il numero di pose che ogni ruolo prevede. I ruoli nei successivi film Wild Mouse (ancora con Hader e da lui stesso diretto nel 2017), Cops (Stefan A. Lukacs, 2018) e Ugly (Juri Rechinsky, 2017) sono la prova empirica del credo in base al quale Hofstätter pondera le sue decisioni, senza perdere di vista quella libertà a lei tanto cara.

Personaggi indimenticabili

Sarà nel 2017, con l’interessante Sex, Pity and Loneliness di Lars Montag che il ruolo di “secondo violino con licenza di uccidere” inizierà pian piano ad essere nelle sue corde trovando, tre anni dopo, una rinnovata consacrazione nel drammatico Fox in a Hole di Arman T. Riahi. Qui, nel ruolo di Elisabeth Berger, insegnante d’arte visionaria in un carcere minorile, Maria darà vita a un personaggio iconico e fuori dagli schemi, duettando in maniera spettacolare con il protagonista, il professor Hannes Fuchs (Alexander Petrovic). Un Romy e il secondo Österreichischer Filmpreis alla Miglior Attrice Protagonista sono proprio lì a ribadire la grandezza della sua prova attoriale.

Per usare un’espressione “made in Hofstätter”, l’essere consapevolmente sfuggita al controllo sociale del villaggio natio sì è rivelata la scelta giusta e, inoltre, ha regalato a noi pubblico, cosa a lei molto cara, un talento naturale e una persona, per quanto possibile, ancora più interessante da conoscere e ammirare. Magari anonimamente, come piace a lei.

Info: la scheda di Maria Hofstätter su iMDb