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di Timm Kröger
voto: 8
In The Theory of Everything sono gli ambienti stessi a svolgere un ruolo centrale. Ambienti in cui ci si perde, in cui le persone scompaiono misteriosamente, in cui vengono rinvenuti cadaveri brutalmente uccisi. Ambienti ulteriormente valorizzati da una fotografia perfetta e visivamente accattivante, che ben sa sfruttare i contrasti tra bianco e nero e luci e ombre, seguendo fedelmente i canoni dell’Espressionismo. In concorso all’80° Mostra del Cinema di Venezia.
Misteri sulle Alpi
Il nostro universo è l’unico universo esistente o, in realtà, sono presenti tanti altri universi paralleli, di cui, probabilmente, non verremo mai a conoscenza? Il multiverso, si sa, ha riscosso e sta riscuotendo, soprattutto negli ultimi anni, un grande successo in ambito cinematografico (e non solo). Basti pensare, giusto per fare un esempio, al pluripremiato lungometraggio Everything Everywhere Alla at Once (Daniel Scheinert e Daniel Kwan, 2022). Poteva, dunque, il Festival di Venezia “dimenticarsi” di tale complesso e affascinante argomento? Assolutamente no. E infatti, ecco arrivare in corsa per il Leone d’Oro all’80° Mostra d’Arte Cinematografica The Theory of Everything, vero e proprio gioiello diretto dal regista, sceneggiatore e direttore della fotografia tedesco Timm Kröger, nonché frutto di una coproduzione tra Germania, Austria e Svizzera.
Il multiverso. Il paradosso del Gatto di Schrödinger. Nuove, bizzarre teorie. Misteriosi omicidi e sparizioni sulle Alpi svizzere. Un amore impossibile. Il cinema del presente che incontra il cinema del passato, dando vita a una nuova, bellissima armonia. The Theory of Everything è tutto questo e nel condurci per mano non in uno, ma in tanti mondi inquietanti e affascinanti allo stesso tempo ci rapisce fin dai primi fotogrammi.
Il giovane studente di fisica Johannes Leinert (impersonato da Jan Bülow) sta lavorando alla sua tesi di dottorato. Il suo relatore (Hanns Zischler), però, gli contesta in continuazione le teorie da lui formulate. Un giorno, i due partono per un convegno sulle Alpi, dove un noto fisico iraniano dovrebbe esporre una sua teoria innovativa riguardante la meccanica quantistica, la “teoria del tutto”. Egli, tuttavia, arriverà al convegno con qualche giorno di ritardo e tutti gli ospiti, nel frattempo, trascorreranno le loro giornate sciando o prendendo parte a cene di gala presso l’hotel in cui alloggiano. Il misterioso omicidio di un fisico tedesco, l’incontro con l’affascinante pianista Karin (Olivia Ross) e misteriose nuvole in cielo faranno prendere al tutto una piega inaspettata.
The Theory of Everything, dunque, ci mostra tutto esclusivamente dal punto di vista di Johannes. E così, proprio come accade a lui, anche noi ci sentiamo confusi, spaesati, non sappiamo più a cosa credere. Timm Kröger, dal canto suo, gioca sapientemente con tutti gli elementi tirati in ballo dando vita a un thriller che di ambienti ora claustrofobici (come una stanza d’albergo o una grotta tra le montagne), ora che trasmettono quasi un senso di agorafobia (come nel caso di vaste distese di neve) fa i suoi magnetici attori principali.
Già, perché, di fatto, in The Theory of Everything sono gli ambienti stessi a svolgere un ruolo centrale. Ambienti in cui ci si perde, in cui le persone scompaiono misteriosamente, in cui vengono rinvenuti cadaveri brutalmente uccisi. Ambienti ulteriormente valorizzati da una fotografia perfetta e visivamente accattivante, che ben sa sfruttare i contrasti tra bianco e nero e luci e ombre, seguendo fedelmente i canoni dell’Espressionismo.
Ma non è soltanto l’Espressionismo che viene rielaborato, in questo importante film di Timm Kröger. Il regista, infatti, ha fatto tesoro di quanto realizzato in passato, del cinema di Alfred Hitchcock, ma anche di David Lynch e dei lungometraggi di fantascienza statunitensi di serie B anni Cinquanta e Sessanta, al fine di dar vita a qualcosa di totalmente nuovo e personale, attuale, ma che guarda costantemente al passato, facendo sì che determinate colpe abbiano la loro risonanza anche nel presente. Misteriosi personaggi tornano dal passato e sembrano sapere tutto riguardo al futuro. Una struggente melodia al pianoforte è in grado di evocare ciò che non ci aspettiamo. La guerra, finita ormai da molti anni, ha lasciato in tutti noi profonde cicatrici. Analogamente a quanto accade al protagonista, anche noi, durante la visione di The Theory of Everything, viviamo le più diverse emozioni. E non è questo, dunque, uno dei compiti principali del Cinema stesso? Timm Kröger sembra averlo capito molto bene.
Titolo originale: Die Theorie von Allem
Regia: Timm Kröger
Paese/anno: Germania, Austria, Svizzera / 2023
Durata: 118’
Genere: thriller
Cast: Jan Bülow, Olivia Ross, Hanns Zischler, Gottfried Breitfuss, David Bennent, Philippe Graber, Imogen Kogge, Emanuel Waldburg-Zeil, Vivienne Bayley, Ladina von Frisching, Dirk Böhling, Marie Goyette, Paul Wolff-Plottegg, Peter Hottinger, Dana Herfurth, Joey Zimmermann, Eva Maria Jost, Jonathan Wirtz
Sceneggiatura: Roderick Warich, Timm Kröger
Fotografia: Roland Stuprich
Produzione: Ma.ja.de Filmproduktion, The Barricades, Panama Film