Da sempre desideroso di sperimentare nuovi linguaggi attraverso tecniche già più e più volte utilizzate, Stefan Stratil non ha mai avuto paura di osare, di tentare nuove strade e nuovi percorsi. E in I’m a Star! il regista ha saputo rendere appieno l’essenza dei tormenti amorosi ed esistenziali del grande Frank Sinatra.
Colpisce nel segno, New Tales of Franz. E lo fa con una durata minima e un montaggio accattivante, portando sugli schermi un compendio di amicizia, coraggio e coerenza sicuramente educativo e pedagogico per il pubblico per il quale è stato pensato.
Perfettamente in grado di emozionare il pubblico sia in teatro che sul grande schermo, l’attrice Liane Haid, nel corso di una carriera durata circa quarant’anni, ha avuto modo di farsi conoscere non soltanto in Austria, ma anche in Germania, rifiutando addirittura un’offerta a Hollywood.
Il cineasta sudcoreano Bong Joon-ho ha spesso annoverato tra i registi che hanno avuto maggiore influenza sul suo fare cinema Alfred Hitchcock, Guillermo del Toro, Martin Scorsese e Akira Kurosawa. Eppure, egli non ha mai menzionato il nome di Fritz Lang. Cosa avranno in comune, in realtà, questi due autori?
Una regia elementare che si rifà apertamente all’approccio documentaristico dei fratelli Lumière è un tratto saliente all’interno del documentario Im Auto durch die Österreichischen Alpen. E tale messa in scena – che in questa occasione prevedeva anche che la macchina da presa stessa fosse posta, di volta in volta, sui veicoli in movimento – evitava volutamente particolari virtuosismi registici o velleità autoriali, con l’unica finalità di registrare la realtà così com’era.
In Who is afraid of Hitler’s Town? il regista Günter Schweiger racconta una storia controversa, usando tanti, forse troppi, punti di vista. DI conseguenza, le possibili linee narrative di sicuro interesse, purtroppo eccessivamente esili, non danno la possibilità di una riflessione o analisi più profonda.
Adjunct Dislocations riflette sulla percezione dello spazio e dei punti di vista di volta in volta mostratici al cinema. Il corpo umano (in questo caso, quello della regista VALIE EXPORT) diviene, qui, dunque, insieme alle macchine da presa, attore principale.
Non soltanto il cinema delle origini, ma anche i film pubblicitari e, naturalmente, il cinema d’avanguardia fanno in Coming Attractions da protagonisti assoluti, all’interno di una serie di “esperimenti” atti a ripercorrere tutte le tappe più importanti della storia della settima arte e a rendere omaggio alla stessa in modo riverente, ma anche scherzoso e giocoso. Premio Orizzonti per il Miglior Cortometraggio alla Mostra del Cinema di Venezia 2010.
Maria Hofstätter si è sempre distinta per la costante ricerca di ruoli interessanti, per sé stessa e per il pubblico. Ogni ruolo, per lei, deve essere usato per dar sfogo ai propri sentimenti, avendo la certezza che qualcuno sarà in ascolto. Grande protagonista, insieme a Ulrich Seidl, della Mostra del Cinema di Venezia 2001 e 2012.
In The Theory of Everything sono gli ambienti stessi a svolgere un ruolo centrale. Ambienti in cui ci si perde, in cui le persone scompaiono misteriosamente, in cui vengono rinvenuti cadaveri brutalmente uccisi. Ambienti ulteriormente valorizzati da una fotografia perfetta e visivamente accattivante, che ben sa sfruttare i contrasti tra bianco e nero e luci e ombre, seguendo fedelmente i canoni dell’Espressionismo. In concorso all’80° Mostra del Cinema di Venezia.