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UNCOMFORTABLY COMFORTABLE

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di Maria Petschnig

voto: 7.5

In Uncomfortably Comfortable non ci vengono mai mostrati primi piani del protagonista. Egli non vuole essere ripreso direttamente. Nemmeno quando mangia in macchina. Nel frattempo, però, la sua voce fuoricampo ci racconta la sua storia. Una storia difficile, in cui un grave trauma del passato lo ha segnato per sempre.

Per le strade di Brooklyn

Marc Thompson è un uomo di circa sessant’anni che vive a Brooklyn. Egli ha un passato difficile, che, tuttavia, non ha fatto sì che egli perdesse la sua sensibilità. Grande appassionato di cinema, l’uomo si commuove ogni qualvolta vede che qualcuno sullo schermo viene salvato. E anche questa sua reazione dipende da quanto egli ha vissuto in passato. Marc è un senzatetto. O, meglio, vive in un’auto. In qualche modo questa è una sua scelta, anche se un giorno sogna di poter avere un camper, in modo da poter vivere in condizioni più normali. Ma cosa vuol dire, di fatto, “normale”? La sua straordinaria storia ci viene raccontata dalla regista Maria Petschnig nel suo documentario Uncomfortably Comfortable, recentemente ripresentato al pubblico in occasione della retrospettiva Österreich real del Filmarchiv Austria. E solo osservando da vicino la sua vita e ascoltando i suoi racconti possiamo comprendere appieno la sua vita e la sua grande umanità.

Uncomfortably Comfortable, proprio come il titolo sta a suggerire, si basa proprio su una serie di contrasti. Marc sembra complessivamente soddisfatto con questa sua vita. A lui piace stare in macchina, gli piace guidare la macchina, gli piace anche l’idea di potersi spostare ogni volta che vuole. E anche se una donna dovesse essere interessata a lui, il fatto che lui viva in un’auto potrebbe dimostrargli che ella non è assolutamente interessata ai suoi soldi. Eppure, nonostante tutto, Marc ci sembra subito piuttosto malinconico. Cosa lo ha portato a scegliere questa vita? In che modo egli cerca di proteggersi da sofferenze future?

La macchina da presa di Maria Petschnig ci mostra, di volta in volta, i vari momenti delle sue giornate. Attraverso brevi messaggi Whastapp i due si mettono d’accordo su quando incontrarsi per lavorare al documentario. Eppure, ciò che la regista ci mostra, sono soprattutto i luoghi frequentati dal protagonista, la sua macchina, le strade della città dove è solito pernottare, la palestra dove va regolarmente, grandi spazi aperti e parchi giochi, dove Marc si reca ogni qualvolta sente il bisogno di vivere qualche momento in totale libertà, o anche una piccola sala cinematografica, dove è sempre bello tornare ogni qualvolta si senta il bisogno di sognare.

In Uncomfortably Comfortable non ci vengono mai mostrati primi piani del protagonista. Egli non vuole essere ripreso direttamente. Nemmeno quando mangia in macchina. Nel frattempo, però, la sua voce fuoricampo ci racconta la sua storia. Una storia difficile, in cui un grave trauma del passato lo ha segnato per sempre, spingendolo, da ragazzo, a commettere piccoli crimini e a trascorrere diverso tempo in carcere. Potrà mai Marc perdonarsi per la morte prematura di suo fratello, quando entrambi erano ancora bambini? E, soprattutto, potrà mai trovare un giorno una sistemazione più stabile? Uncomfortably Comfortable si presente come un’opera sì malinconica, ma anche pregna di cauto ottimismo. E con il suo approccio registico estremamente semplice ed essenziale, in cui notiamo anche una totale assenza di musiche, sa cogliere appieno l’essenza del suo magnetico protagonista, rivelandosi, al contempo, un documentario estremamente sensibile e intelligente.

Titolo originale: Uncomfortably Comfortable
Regia: Maria Petschnig
Paese/anno: Austria, USA / 2021
Durata: 72’
Genere: documentario
Sceneggiatura: Maria Petschnig
Fotografia: Maria Petschnig
Produzione: Maria Petschnig

Info: la scheda di Uncomfortably Comfortable su iMDb; la scheda di Uncomfortably Comfortable sul sito della sixpackfilm; la scheda di Uncomfortably Comfortable sul sito del Filmarchiv Austria