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di Caspar Pfaundler
voto: 8
Just be there è una preziosa testimonianza di una delle tante manifestazioni della Bellezza in senso ampio. Un documentario realistico, poetico e contemplativo allo stesso tempo, che ha reso immortali momenti ormai appartenenti al passato. Alla Diagonale’22.
Armonia
“Just be there” è una delle istruzioni che il coreografo Patrick De Bana è solito dare ai ballerini durante le prove. “Just be there”, restare in contatto con sé stessi e con ciò che si sta rappresentando. E anche restare vicino a ciò che si sta filmando. Just be there, dunque, è anche il titolo dell’ultimo documentario del regista Caspar Pfaundler – presentato in anteprima in occasione della Diagonale’22 – in cui assistiamo da vicino a due diverse realtà – una a Vienna, l’altra a Taiwan – e attraverso una molteplicità di voci vediamo nascere una bellissima armonia.
Il Wiener Staatsballet e il Cloud Gate Dance Theatre di Taiwan, dunque, sono i protagonisti di questo importante documentario di Pfaundler. Il regista per diversi mesi ha seguito da vicino le loro prove, ha documentato tutto con la sua macchina da presa, è entrato a far parte di quel mondo che in pochi conoscono davvero. Due realtà simili, ma anche diverse sotto molti punti di vista. A Vienna ci si occupa di danza classica, a Taiwan la danza contemporanea si unisce a importanti tradizioni locali.
Una molteplicità di approcci e di linguaggi che diventano immediatamente una lingua universale, in cui non c’è bisogno di parole (o di sottotitoli, come una didascalia indica all’inizio del film) per comprendere questi due mondi. La fatica, le prove, i piccoli errori, ma anche l’armonia e la bellezza in una delle sue tante forme, dunque, vengono rese alla perfezione da Caspar Pfaundler in Just be there. La sua macchina da presa diviene immediatamente intima confidente e ossequiosa osservatrice di ciò che accade davanti al suo obiettivo. I corpi dei ballerini ci vengono mostrati in tutta la loro eleganza e attraverso la fatica assumono quasi delle connotazioni mistiche.
Just be there è una preziosa testimonianza di una delle tante manifestazioni della Bellezza in senso ampio. Un documentario realistico, poetico e contemplativo allo stesso tempo, che viene ulteriormente arricchito – in apertura e in chiusura – da alcuni dipinti realizzato dallo stesso Pfaundler e da brevi momenti di “pausa” al parco o all’esterno delle sale prove, quando vediamo il Teatro dell’Opera di Vienna in tutta la sua imponenza.
Con Just be there il regista ha reso immortali momenti ormai appartenenti al passato (purtroppo, poco tempo dopo le riprese, avvenute tra il 2018 e il 2019, a molti ballerini non è stato rinnovato il contratto dopo che Manuel Legris è stato sostituito in qualità di direttore artistico). Sul grande schermo tali immagini si fanno, dunque, ancora più preziose. Cinema allo stato puro che tramite un approccio realistico ci regala qualcosa di mistico. Proprio come è accaduto nel documentario Frau Maria The Liquidation of Stastny Fabrics (2018), Caspar Pfaundler ha ancora una volta raccontato una realtà purtroppo finita troppo presto. Una realtà che, tuttavia, grazie al suo cinema, è destinata a restare meritatamente immortale.
Titolo originale: Just be there
Regia: Caspar Pfaundler
Paese/anno: Austria / 2022
Durata: 93’
Genere: documentario
Sceneggiatura: Caspar Pfaundler
Fotografia: Caspar Pfaundler
Produzione: Cinema Povero