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di Michael Glawogger
voto: 8.5
Sarebbe riduttivo classificare Megacities come un semplice documentario. Megacities è in realtà molto di più. Megacities è un viaggio nelle più grandi città del mondo, un variopinto affresco che ci racconta per immagini le storie di chi vive ai margini della società.
Tutti i colori del mondo
Quante emozioni ha saputo regalarci l’indimenticato Michael Glawogger nel corso della sua breve, ma estremamente prolifica carriera. Quanti viaggi, quante nuove realtà abbiamo vissuto grazie ai suoi film. E, soprattutto, quanto ci manca! Eppure grazie al cinema possiamo vivere e rivivere tali esperienze ogni volta che vogliamo. Un documentario che, proprio per il suo fascino magnetico, rivedremmo centinaia di volte, ad esempio, è il bellissimo Megacities (1998). Ma sarebbe riduttivo classificare Megacities come un semplice documentario. Megacities è in realtà molto di più. Megacities è un viaggio nelle più grandi città del mondo, un variopinto affresco che ci racconta per immagini le storie di chi vive ai margini della società.
Dodici storie di sopravvivenza. Dodici storie che hanno in comune una difficile quotidianità, ma anche sogni, speranze, momenti di svago. A Bombay c’è chi canta allegre canzoni a bordo di pullman pieni di gente mentre si reca a lavoro. A Città del Messico, al contempo, una madre per poter mantenere i suoi tre figli è costretta a lavorare ogni notte come spogliarellista. A New York un giovane uomo si prostituisce per potersi comprare una dose di eroina. Sembra aver dimenticato quali erano, un tempo, i suoi sogni. E, infine, a Mosca una giovane donna svolge pesanti mansioni in fabbrica. Queste sono soltanto alcune delle storie che Glawogger ci ha raccontato in questo suo importante documentario. E in ognuna di queste storie i protagonisti ci sembrano più vivi che mai.
I ritmi frenetici delle grandi città catturano immediatamente la nostra attenzione durante le prime sequenze girate a Bombay. Un frequente uso di fast motion scandisce i ritmi dei lavoratori. Poi, improvvisamente, la magia del cinema ci conquista. E conquista anche un gran numero di bambini per le strade della città. Ogni città ha i suoi colori, ogni città ha le sue storie. E soltanto la grande sensibilità di Michael Glawogger avrebbe potuto raccontarcele così bene.
Colori ed emozioni si fondono e danno vita a qualcosa di magico. Qualcosa di magico e profondamente doloroso. Ma anche, al contempo, qualcosa di estremamente poetico. Siringhe che iniettano eroina ci turbano profondamente, ma, al contempo, bambini che restano affascinati da proiezioni cinematografiche di un kinetoscopio ci danno quasi l’impressione di trovarci in una favola. Michael Glawogger vuole bene ai suoi protagonisti. Vuole bene a ognuno di loro. Nel momento in cui li interroga sui propri sogni sta quasi a trasmettergli – e a trasmetterci – una seppur debole speranza. E in questa sua importante opera un estremo realismo, ma anche una sorta di inaspettata magia divengono immediatamente attori principali.
Non c’è bisogno in Megacities di ridondanti didascalie. E al contempo anche il regista è invisibile davanti alla macchina da presa. Eppure il suo sguardo è evidente. E già in questo documentario possiamo riconoscere il suo stile inconfondibile. Ci troviamo nel 1998. Da quel momento in avanti Glawogger avrebbe girato ancora una lunga serie di documentari e lungometraggi. Eppure, in questo prezioso Megacities sono già racchiuse tutte le caratteristiche e le tematiche della sua filmografia. L’inizio di un lungo e indimenticabile viaggio in tutto il mondo che ci avrebbe sorpreso, commosso, profondamente emozionato.
Titolo originale: Megacities
Regia: Michael Glawogger
Paese/anno: Austria, Svizzera / 1998
Durata: 90’
Genere: documentario
Sceneggiatura: Michael Glawogger
Fotografia: Wolfgang Thaler
Produzione: Fama Film AG, Lotus Film