In Sea of Shadows – diretto da Richard Ladkani e prodotto da Leonardo Di Caprio – di fianco a momenti carichi di tensione, immagini di suggestivi fondali marini stanno, di quando in quando, a deliziare gli occhi dello spettatore. E ciò che vediamo sullo schermo è un vero e proprio paradiso naturale, a suo tempo denominato dall’esploratore e regista francese Jacques Cousteau “l’acquario del mondo”.
In occasione della rassegna Sotto le stelle dell’Austria 2020, la regista e sceneggiatrice Maria Arlamovsky presenterà il suo documentario Robolove, che ha già riscosso un’ottima accoglienza da parte di pubblico e critica alla Viennale 2019. Cinema Austriaco ha avuto l’onore di fare quattro chiacchiere con lei e di farsi raccontare qualcosa circa questo suo interessante lavoro, circa la sua carriera e, più in generale, circa un possibile futuro prossimo. Intervista a cura di Marina Pavido.
Al via la rassegna Sotto le Stelle dell’Austria 2020. A Roma, dal 30 giugno al 16 luglio 2020.
In soli quattro minuti, Ausflug zum Wolfgangsee riesce perfettamente a fotografare una piccola realtà della Stiria, rendendole merito come si era soliti fare all’interno dei numerosi film turistici prodotti in Austria ogni anno. Il tutto per una suggestiva fotografia dai colori pastello.
La storia d’amore tra Jesse e Céline in Prima dell’Alba di Richard Linklater si sviluppa davanti allo schermo attraverso le parole e potenti immagini della città che appaiono sullo sfondo. E di giorno come di notte la stessa non perde nemmeno una minima parte del suo fascino, ma, al contrario, viene qui trattata dal regista alla stregua di un vero e proprio personaggio.
Ora imperatore, ora spietato assassino sullo schermo, generoso benefattore nella vita reale. Nel corso della sua lunga e prolifica carriera, Karlheinz Böhm non ha prestato il volto soltanto a Francesco Giuseppe I d’Austria. Al contrario, dopo il successo della trilogia di Marischka, l’attore ha per tutta la vita cercato di distanziarsi da quei film che lo avevano reso celebre in tutto il mondo, spesso adottando anche registri decisamente antitetici a quelli a cui inizialmente era solito rapportarsi.
Suddiviso principalmente in una serie di gag a volte un po’ troppo prevedibili e che scadono pericolosamente nel già visto, Love Machine risente parecchio di una sceneggiatura decisamente debole, i cui risvolti si possono già facilmente immaginare dopo pochi minuti dall’inizio del lungometraggio. Nonostante il carisma del bravo Thomas Stipsits nel ruolo del protagonista.
Se Tempo – opera prima per il cinema del regista Premio Oscar Stefan Ruzowitzky – da un lato, percorre la strada del coming-of-age già più e più volte trattata in Austria, dall’altro rivela uno sguardo più che mai attento a quanto realizzato in contemporanea nel resto del mondo, per un prodotto dal respiro internazionale che presenta molte caratteristiche tipiche del cinema mainstream anni Novanta.
Un film, il presente You bet your Life, che punta tutto sull’interiorità del suo protagonista e che, dunque, vede una regia adattarsi allo stesso, con frequente uso di macchina a spalla e un montaggio frenetico atto a indicarci le sue inquietudini interiori.
Indien è la storia di una grande amicizia. Di un’amicizia talmente forte che è in grado di superare ogni qualsivoglia condizione avversa. Josef Hader e Alfred Dorfer, dal canto loro, hanno effettuato un ottimo lavoro di scrittura, perfettamente in grado di coniugare insieme la commedia e la tragedia, per una profonda e mai scontata riflessione sulla vita, sulla morte e sull’importanza dei rapporti interpersonali.