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di Thomas Zuber
voto: 6
In The Flackl Experience la classicità si accosta al kitsch, per una vera e propria esperienza fuori dal comune. Il tutto per un documentario che, al contempo, mostra anche qualche piccola ingenuità da un punto di vista prettamente tecnico.
Un trionfo di colori
C’è una piccola locanda, in un remoto paesino dell’Austria – Reichenau an der Rax – dove vive e lavora uno dei più grandi collezionisti d’arte di tutto il paese. Qui, il signor Alfred Flackl ha esposto circa ottocento dipinti, facenti parte di una collezione iniziata ormai molti e molti anni fa. Eppure, tale singolare realtà, non è conosciuta quasi da nessuno, fatta eccezione per alcuni visitatori che si trovano, per caso, a soggiornare presso la pensione. Di loro fa parte il giovane regista Thomas Zuber che con il documentario The Flackl Experience ha realizzato, dunque, il suo cortometraggio di diploma. Il presente lavoro è stato selezionato in occasione della Diagonale 2020 e, in seguito alla cancellazione del festival, è stato successivamente inserito all’interno del programma Diagonale 2020 – Die Unvollendete.
Variopinte immagini di gatti, paesaggi, ritratti e persino disegni rappresentanti la stessa locanda di Alfred Flackl stanno, dunque, ad abbellire le stanze e i corridoi della locanda. A curare la disposizione delle opere esposte, Christl, la ex moglie di Alfred. Allo stesso modo, l’artista Wolfgang Männer, ex cognato del proprietario, ha numerosi suoi dipinti qui esposti. Il tutto per un piccolo museo che si palesa in modo del tutto inaspettato ogni qualvolta che qualche visitatore di passaggio decida di trascorrere qualche giorno presso questa piccola e accogliente pensione.
La classicità si accosta, qui, al kitsch, per una vera e propria esperienza fuori dal comune, dietro la quale c’è, tuttavia, un sapiente lavoro di presentazione. E così, la macchina da presa di Thomas Zuber si addentra per i corridoi della locanda e all’interno delle singole stanze, intervistando, di quando in quando, ora lo stesso Alfred Flack, ora la sua ex moglie Christl, ora anche alcuni visitatori presenti, piacevolmente sorpresi dallo spettacolo che si è appena palesato davanti ai loro occhi.
Un documentario, il presente The Flackl Experience che vede la sua più grande peculiarità proprio in quello che sta a rappresentare, ma che, al contempo, mostra anche qualche piccola ingenuità da un punto di vista prettamente tecnico riguardante, nello specifico, un montaggio sonoro non sempre pulito e lineare, oltre a una messa in scena il più possibile classica, priva di un vero e proprio climax e che, a tratti, ci sembra anche piuttosto sterile. Eppure, la passione per quello che viene messo in scena è indubbiamente tangibile. E i piccoli “errori” presenti – se così possono essere chiamati – sono evidentemente attribuibili alla scarsa esperienza del regista dietro la macchina da presa.
Ad ogni modo, The Flackl Experience sta a rappresentare un vero e proprio viaggio all’interno di una realtà bizzarra e indubbiamente affascinante. Una realtà dove passato e presente si incontrano, dove l’arte gioca un ruolo da protagonista e dove, anche se solo per pochi minuti, ci sentiamo parte di un mondo a sé. Una singolare eccezione in un piccolo paese nel cuore dell’Austria.
Titolo originale: The Flackl Experience
Regia: Thomas Zuber
Paese/anno: Austria / 2019
Durata: 12’
Genere: documentario
Sceneggiatura: Thomas Zuber
Fotografia: Thomas Zuber
Produzione: Thomas Zuber, Julia Schwanzer