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di Sinisa Vidovic
voto: 6.5
Korida è un prodotto sì non sempre perfetto, sì a tratti ridondante, ma anche – e soprattutto – un lavoro sincero e appassionato che, nell’insieme, riesce bene a fotografare una realtà come quella delle corride, per un affresco variegato e variopinto di un popolo – quello croato – che riesce comunque e con orgoglio a difendere le proprie tradizioni e la propria identità nazionale.
L’identità di un popolo
Non soltanto in Spagna, ma anche in Bosnia la corrida fa parte delle più antiche tradizioni del posto. Qui, però, la cosa avviene in modo molto meno cruento e prevede il solo combattimento tra tori, senza l’uccisione finale di uno di loro. Ciò che questa particolare tradizione significa per la Bosnia e per il suo popolo viene messo in sena per immagini dal regista bosniaco di origini ma naturalizzato austriaco Sinisa Vidovic nel suo Korida, già presentato in occasione della Diagonale 2016 e, in seguito alla cancellazione della Diagonale 2020, è stato inserito all’interno del programma Diagonale 2020 – Die Unvollendete.
A venti anni dalla fine della guerra di Jugoslavia, dunque, Sinisa Vidovic è tornato nella sua ex patria, al fine di documentare una realtà che rischia ogni giorno di sparire per sempre. Una realtà che unisce e diverte e che, a differenza di quanto è stato per la guerra, non prevede l’utilizzo di alcuna arma.
E così, Korida si apre con la presentazione del film stesso da parte di uno degli organizzatori di una corrida locale, in apertura di un incontro e leggendo tutti i nomi delle maestranze che hanno preso parte alla realizzazione del film. E questo singolare e appassionato documentario, di fatto, si sviluppa quasi come se fosse un vero e proprio film di finzione.
La macchina da presa di Sinisa Vidovic segue passo passo i protagonisti, per un insolito viaggio tra Austria e Bosnia, senza bisogno di far sentire troppo la propria presenza e quella della sua macchina da presa, ma fermandosi semplicemente a osservare le storie e i racconti dei personaggi, con tanto di momenti che assumono, di punto in bianco, un significato quasi sacro e fortemente poetico (ciò accade, in particolare, quando vediamo i tori entrare in pista prima dei combattimenti, con tanto di ralenty atto a sottolineare la sacralità del momento e a concentrarsi ancora di più sulla perfezione e la prestanza dei loro corpi). E se questa scelta registica, di fatto, non sempre convince e, a tratti, risulta addirittura quasi posticcia, lo spirito del posto e il grande valore che un evento come il presente ha per i protagonisti di Korida viene trasmesso eccome.
E Sinisa Vidovic, dal canto suo, è riuscito a creare un ritratto completo e sincero di ognuno di loro. Dei loro ricordi, delle loro storie e, soprattutto, delle loro paure. Compresa la paura per le loro stesse vite (come quando, ad esempio, alcuni criminali ancora non identificati hanno lanciato due granate davanti all’abitazione dell’organizzatrice di una delle corride del posto).
Il risultato finale è un prodotto sì non sempre perfetto, sì a tratti ridondante, ma anche – e soprattutto – un lavoro sincero e appassionato che, nell’insieme, riesce bene a fotografare una realtà come quella delle corride, per un affresco variegato e variopinto di un popolo – quello croato – che, nonostante le cicatrici della guerra ancora troppo fresche, nonostante la necessità, spesso e volentieri, di abbandonare la propria patria – riesce comunque e con orgoglio a difendere le proprie tradizioni e la propria identità nazionale. Persino trovando frequenti occasioni per qualche gradito brindisi di quando in quando.
Titolo originale: Korida
Regia: Sinisa Vidovic
Paese/anno: Austria / 2016
Durata: 87’
Genere: documentario
Sceneggiatura: Senad Halilbasic, Sinisa Vidovic
Fotografia: Lukas Kronsteiner
Produzione: Golden Girls Filmproduktion, Filmservices GmbH