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LOUISE KOLM-FLECK – INSTANCABILE PIONIERA

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Dopo la francese Alice Guy-Blanché, la seconda regista donna nella storia della settima arte – anch’ella figura assai di rilievo – è stata proprio un’austriaca. Stiamo parlando di Louise Kolm-Fleck, la quale, a suo tempo, ha contribuito a far sì che l’Austria stessa iniziasse ad avere una propria identità anche all’interno del panorama cinematografico di tutto il mondo.

Una vita per il cinema

Se pensiamo alla prima donna regista della storia, sappiamo tutti che ella risponde al nome di Alice Guy-Blanché. Ma chi c’è stato immediatamente dopo di lei? Se, infatti, l’attrice e produttrice francese, dal canto suo, può considerarsi come una delle pioniere del cinema mondiale, la seconda regista donna – anch’ella figura assai di rilievo – è stata proprio un’austriaca. Stiamo parlando di Louise Kolm-Fleck, la quale, a suo tempo, ha contribuito a far sì che l’Austria stessa iniziasse ad avere una propria identità anche all’interno del panorama cinematografico di tutto il mondo.

Nel ripercorrere le tappe della storia del cinema austriaco, dunque, è impossibile non fare più e più volte il nome di Louise Kolm-Fleck. Ma chi era, di fatto, questa figura tanto interessante sulla quale, tuttavia, ancora oggi si trova sin troppo poco materiale atto a farcela conoscere meglio?

Louise Veltée (il cognome con cui al giorno d’oggi è nota deriva dai suoi due matrimoni) è nata il 1° agosto 1873 a Vienna. Suo padre, Louis Veltée, era un pirotecnico, il quale, nell’autunno del 1896, ha fondato – nella strada commerciale di Kohlmarkt – per primo lo Stadtpanoptikum (il primo teatro ottico in assoluto presente in Austria), diventando uno degli imprenditori maggiormente in vista in tutta la città. Sua figlia Louise, dunque, non fu da meno nel darsi da fare per diffondere questa nuova, entusiasmante invenzione come poteva essere quella del cinematografo.

E se il primo film della storia del cinema austriaco risale, tuttavia, soltanto al 1908 (stiamo parlando di Von Stufe zu Stufe, diretto da Heinz Hanus e oggi, purtroppo, andato perduto), è anche vero che, a partire dal 1906, Louise Kolm-Fleck iniziò a girare i primi cortometraggi documentari per le strade della sua città insieme al marito Anton Kolm (proprietario di uno studio fotografico) e al cameraman Jakob Fleck.

Documentari, i presenti, che, analogamente a quanto avevano iniziato a fare i Lumière prima in Francia, poi nel resto del mondo, stavano a mostrare scene di vita quotidiana, corse di cavalli, manifestazioni ufficiali e, non per ultimi, momenti di svago al Prater, ritrovo numero uno dei viennesi durante il loro tempo libero.

La cosa, dunque, prese piede a tal punto che soltanto quattro anni più tardi i tre fondarono – grazie anche all’aiuto finanziario del padre di Louise – la Erste Österreichische Filmindustrie (ribattezzata un anno più tardi come Österreichische-ungarische Kinoindustrie). Tale impresa, tuttavia, non risultò affatto facile da gestire e i tre la sciolsero dopo soltanto un paio d’anni di attività, per poi fondare, subito dopo, la Wiener Kunstfilm, sul modello della fortunata casa di produzione francese Film d’Art. Al via, dunque, la produzione di lungometraggi a soggetto – unitamente a quanto veniva fatto con i documentari – per una casa di produzione che, insieme alla Viennese Art Film di Budapest, si classifica come la maggiore fautrice delle origini stesse del cinema austriaco. Le cosa, tuttavia, non furono sempre facili.

Dovendo, infatti, avere a che fare con un pubblico abituato a rapportarsi a produzioni cinematografiche straniere (numerosi, ad esempio, erano i prodotti provenienti da Francia, Germania e Gran Bretagna), Louise Kolm-Fleck, insieme a Anton e Jakob, dovette darsi parecchio da fare per ottenere una certa rilevanza a livello nazionale, essendo i film da loro prodotti spesso di qualità nettamente inferiore a quelli provenienti da altri paesi. Al fine di ovviare a tale problema, la loro società e le loro produzioni vennero immediatamente lanciate sul mercato con chiari intenti nazionalistici, sottolineando come dell’Austria, esistevano ben pochi documenti su pellicola a testimoniare la sua bellezza e facendosi forza di slogan come: “Austriaci! Sostenete l’industria locale! Liberatevi delle influenze straniere! Nell’adempiere ai vostri doveri patriottici vedrete ben presto numerosi vantaggi per la nazione e per la patria!”. E tutto ciò, ovviamente, non poteva lasciare indifferente la stampa locale, al punto che Louise Kolm-Fleck, Anton Kolm e Jakob Fleck ottennero addirittura il permesso di filmare i funerali dell’allora sindaco di Vienna Dr. Karl Lueger.

Particolarmente predisposti alla messa in scena di trasposizioni di testi letterari e drammi (di cui, spesso e volentieri, curarono anche la regia), i tre, tuttavia, se da un lato ottennero buona attenzione da parte di giornalisti e storici, dall’altro chiunque poté notare, appunto, la loro scarsa esperienza per quanto riguarda la messa in scena stessa, così come la gestione degli spazi e la direzione attoriale, considerata pur sempre troppo teatrale. Stesso discorso vale, dunque, per gli unici due film realizzati a quel tempo e a noi pervenuti, ossia The Miller and his Child (Der Müller und sein Kind, realizzato nel 1911 e considerato tra i primi prodotti realizzati in Austria a noi mai pervenuti) e The Ancestress (Die Anhfrau, 1919), tratto dall’omonimo dramma di Franz Grillparzer.

Tra i temi prediletti dei tre v’erano, appunto, oltre alle trasposizioni cinematografiche di testi letterari, anche film polizieschi, commediole e, cosa assai interessante, numerosi lavori che vedevano innanzitutto carismatiche figure femminili come protagoniste (ed è anche qui che l’influenza, in particolare, di Louise Kolm-Fleck si faceva sentire forte e chiara), per numerosi titoli del calibro di Mother (Mutter, 1911), The Lucky Doll (Die Glückspuppe, 1911), The Golden Viennese Heart (Das goldene wiener Herz, 1911) e The female Detective (Der weibliche Detektiv, 1912), giusto per fare qualche nome.

Eppure, oltre ai sopracitati lavori, se c’è un genere in cui per prima Louise Kolm-Fleck e i suoi colleghi si sono distinti, questo è quello del cosiddetto cross-dressing, che ha visto nella commedia Martha in Coulottes (Martha mit dem Hosenrock, 1911) il suo titolo di punta. Una commedia, la presente, interamente sceneggiata da Louise (la quale vedeva, di fatto, nella sceneggiatura una delle sua attività più importanti) in cui ci si prende teneramente gioco dell’abbigliamento femminile e della vanità delle donne, aprendo un ben più ampio e complesso discorso sul femminismo stesso e sulle condizioni della donna in epoca contemporanea.

Un’attività, la loro, dunque, assai prolifica e ricca di spunti interessanti che culminò nel 1919 quando Anton Kolm fondò la Vita Film, un’ulteriore casa di produzione, anch’essa incentrata perlopiù su trasposizioni di testi letterari e drammi storici. Kolm, tuttavia, morì, purtroppo, solo pochi anni più tardi, ossia nel 1922. Rimasta vedova, Louise sposò il suo collaboratore di sempre Jakob Fleck nel 1924 e i due, forti anche dei numerosi riconoscimenti ottenuti a livello nazionale, si recarono in Germania dove iniziarono a collaborare con case di produzione come la Hegawald Film e la Ufa, dirigendo un copioso numero di pellicole, tra cui Liebelei (1926), Der Orlow (1927) e Die Warschauer Zitadelle (1930).

Le difficoltà per i due, tuttavia, non erano ancora finite e, nel 1938, dal momento che Jakob Fleck era ebreo, essi vennero internati a Dachau e Buchenwald, da cui, tuttavia, riuscirono a scappare alla volta di Shangai grazie all’aiuto di un amico. Questo loro periodo in Cina, tuttavia, malgrado nuove collaborazioni con case di produzione locali, non fu mai ricordato da Louise come un momento particolarmente felice della sua vita e, in seguito a un’ulteriore prigionia dopo che la guerra arrivò anche lì, lei e il marito riuscirono finalmente a fare ritorno a Vienna nel 1947. Louise morirà nel 1950, Jakob nel 1953.

Una vita indubbiamente degna di nota, dunque, questa di Louise Kolm-Fleck. E anche se, tecnicamente parlando, i suoi film non si sono mai distinti per la loro qualità artistica, i suoi tentativi di promuovere un cinema a livello nazionale sono da giudicare encomiabili. Chissà chi altro, al posto suo, avrebbe potuto fare così tanto per il cinema austriaco. Ciò che, tuttavia, maggiormente dispiace, è proprio il fatto che, al giorno d’oggi, la maggior parte dei suoi lavori sono andati irrimediabilmente perduti. Eppure, di certo ci sarebbe molto e molto altro ancora da imparare su questa coraggiosa pioniera della settima arte.

Bibliografia: Fritz, Walter. Kino in Österreich. Der Stummfilm 1896-1930. Wien: Österreichischer Bundesverlag, 1981; Nepf, Markus. Die Pionierarbeit von Anton Kolm, Louise Velteé/Kolm/Fleck und Jacob Fleck bis zu Beginn des 1. Weltkrieges. Wien: ÖFA, 1991; Streit, Elisabeth. “Nackte Tatsachen–Zur Darstellung des nackten, weiblichen Körpers im frühen österreichischen Film.” In Screenwise. Film.Fernsehen.Feminismus. Eds. Monika Bernold, Andrea B. Braidt, Claudia Preschl. Marburg: Schüren, 2004. 131-136.
Info: la scheda di Louise Kolm-Fleck su iMDb