Mese: Marzo 2019

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DA LANG A HANEKE – LA POTENZA DEL FUORI CAMPO

Fritz Lang/Michael Haneke. Due nomi che – fatta eccezione per il loro paese d’origine (l’Austria, appunto) – sembrano avere ben poco in comune. Soltanto all’apparenza, però. Se, infatti, il primo ha sin da subito tentato nuove strade, nuove forme del linguaggio cinematografico, è anche vero che il secondo di tali sperimentazioni ha beneficiato a tal punto da farle completamente sue, creando, così, uno stile del tutto personale e inconfondibile.

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L’OCEANO SILENZIOSO

Con un curato bianco e nero che tanto sta a ricordare la fotografia di Il Fabbricante di Gattini (opera prima di Fassbinder, del 1969), L’Oceano silenzioso – opera prima di Xaver Schwarzenberger, storico aiuto dello stesso Fassbinder – è un prodotto che, a suo modo, è riuscito a diventare quasi una pietra miliare all’interno della cinematografia austriaca e tedesca degli anni Ottanta.

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INLAND

Un documentario, Inland, che gioca sull’ambivalenza, sul conflitto interiore, sulla contrapposizione di diverse realtà all’interno di una capitale europea che, sin da tempi immemori, proprio per la sua particolare posizione geografica, è sempre stata crocevia di numerose culture.

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EXIT…BUT NO PANIC

La visione di un lungometraggio come Exit…but no Panic, primo lavoro per il cinema di Franz Novotny, può essere paragonata a un giro sulle montagne russe. Irriverente, scioccante, spiazzante, divertente e divertito, il presente prodotto è diventato un vero e proprio cult all’interno della cinematografia austriaca.

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MY FATHER’S HOUSE

Primo capitolo della Heimatfilm-Trilogie (comprendente anche Abschied, del 2014, e Heimatfilm, del 2016), My Father’s House, dedicato ai genitori del regista, appena scomparsi, mette in scena – analogamente alle altre opere dell’autore – un importante cambiamento interiore e può classificarsi di diritto, come il suo lavoro più intimo e personale.

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NEVRLAND

La scoperta della propria omosessualità e, parallelamente, la progressiva conoscenza del proprio corpo, sono grandi protagoniste di Nevrland, in cui Gregor Schmidinger ha optato per una messa in scena del tutto anticonvenzionale e a tratti fortemente sperimentale.