The Klezmer Project non è soltanto un documentario sui più importanti musicisti klezmer dei giorni nostri. Questo interessante lavoro di Leandro Koch e Paloma Schachmann non è nemmeno semplicemente una storia d’amore tra due ragazzi che scoprono pian piano di avere molti più interessi in comune di quanto inizialmente possa sembrare. Ciò davanti a cui ci troviamo è un prodotto ibrido, sfaccettato ed estremamente vivo e variopinto. Alla Berlinale 2023.
The Beast in the Jungle è un’opera estremamente raffinata, dove immagini quasi sfocate di tempi passati ben si contrappongono alle luci ora soffuse, ora psichedeliche e agli stravaganti costumi dei protagonisti. Immagini e musica si incontrano e non si lasciano praticamente mai. Alla Berlinale 2023.
Silhouetten è un’opera particolarmente interessante e raffinata all’interno della filmografia di Reisch e per quanto riguarda anche il cinema austriaco degli anni Trenta. Per l’occasione, il regista si è avvalso della collaborazione di un’altra importante artista: la regista e animatrice tedesca Lotte Reiniger. Musiche coinvolgenti, eleganti costumi da ballo e il Teatro dell’Opera pieno di spettatori entusiasti hanno sul pubblico un effetto magnetico.
Proprio com’è stato in Love Machine, anche in Love Machine 2 una serie di gag vanno ad arricchire una sceneggiatura a volte un po’ troppo prevedibile, ma che, nel complesso riesce a regalare allo spettatore un’ora e mezza di risate. Il carisma di Georgy (e, ovviamente, del bravo Thomas Stipsits) è il vero fulcro attorno a cui ruota tutto il film.
Indubbiamente la storia messa in scena da E. W. Emo in The Fairy Doll non rappresenta nulla di particolarmente originale. Si potrebbe addirittura affermare che il lungometraggio ha oggi acquisito particolare importanza storica proprio per essere una delle pellicole a cui hanno preso parte da giovani i genitori di Romy Schneider. Eppure, nonostante tutto, dobbiamo riconoscere una certa grazie ed eleganza nella messa in scena della tenera storia d’amore tra i due giovani protagonisti.
Die kluge Marianne una commedia degli equivoci elegante e divertente, una storia che oggi potrebbe sembrare anacronistica, ma, al contempo, una vera e propria dichiarazione d’amore alle donne. Un film che, anche a distanza di molti anni dalla sua realizzazione, è perfettamente in grado di riempire i cuori degli spettatori di gioia e ottimismo.
Questioni morali estremamente complesse portano a galla segreti e rancori, dando adito, al contempo, a impietose vendette. Side Effects & Risks mette in scena tutto ciò in modo mai banale e scontato (grazie anche – e soprattutto – alla pièce teatrale di Stefan Vögel a cui è ispirato), rivelandosi un film profondo e divertente allo stesso tempo, che, tuttavia, proprio per il particolare approccio registico adottato, sembrerebbe, appunto, più adatto a una programmazione televisiva.
Perfettamente in linea con la produzione cinematografica austriaca di quegli anni, Freunde mette in scena un dramma sentimentale, in cui, tuttavia, non viene fatto alcun riferimento alla guerra appena conclusasi. La storia dei tre protagonisti è ambientata negli anni Quaranta, ma potrebbe svolgersi in qualsiasi periodo storico.
La lotta operaia, la necessità di “diventare adulti”, ma anche – e soprattutto – i tormenti d’amore fanno da protagonisti assoluti in Taking it back. Andreas Schmied, dal canto suo, da sempre con una grande predisposizione per le commedie d’intrattenimento, ha tentato un mix tra discorso sociale e componente sentimentale prestando a quest’ultimo aspetto un’attenzione maggiore.
Para:Dies è un’opera estremamente raffinata e intelligente. Un lungometraggio che per la sua capacità di indagare nell’animo umano ricorda molto il cinema della Nouvelle Vague, ma che, al contempo, sceglie una forma tutta sua, rivelando una ben marcata personalità. Alla Diagonale’22.