Entrato di diritto a far parte dell’immaginario collettivo, paragonato a interpreti come Klaus Kinski o Udo Kier, non ha mai voluto rivelare molto della sua vita, l’attore austriaco Reggie Nalder. Se, infatti, il suo volto è rimasto impresso nella memoria collettiva, la vita di questo versatile interprete è sempre stata avvolta in un’aura di mistero. Ma chi era, di fatto, il mitico Reggie Nalder?
Georg Wilhelm Pabst non lavorò pressoché mai in Austria. Eppure, le influenze della sua patria d’origine si sono sempre fatte sentire forti e chiare all’interno della sua poetica, in modo particolare per quanto riguarda il suo essere sfacciatamente spregiudicata, costantemente in bilico tra il desiderio di rinnovarsi e il forte decadentismo, vero e proprio marchio di fabbrica di gran parte della produzione culturale austriaca.
Nella giornata di lunedì 2 settembre è stato assegnato – nel corso della 76° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia – il Leone d’Oro alla Carriera a Julie Andrews. E se pensiamo a un lungometraggio diventato ormai cult per cui associamo la figura di Julie Andrews all’Austria, esso è il mitico Tutti insieme appassionatamente, realizzato nel 1965 da Robert Wise. Una storia, la presente, ispirata a personaggi realmente esistiti. Ma chi era, in realtà, la famiglia von Trapp?
Se una personalità del calibro di Arnold Schwarzenegger – il quale ha da poco compiuto settantadue anni – è riuscita a entrare nel cuore della gente, non è soltanto per il suo fisico straordinariamente scolpito, non è soltanto per la sua importante carriera in ambito cinematografico né tantomeno per i suoi successi in politica e per il suo impegno a favore della salvaguardia dell’ambiente, bensì per essere rimasta una persona umile, vicina alla gente, che sembra non aver mai dimenticato le sue origini.
Su Billy Wilder sono stati scritti, nel corso degli anni, libri su libri. Considerato tra i maggiori esponenti della cosiddetta Golden Age hollywoodiana, questo geniale cineasta austriaco naturalizzato statunitense – al secolo Samuel Wilder – ha fatto e continua ancora oggi a fare scuola in tutto il mondo con il suo personale modo di approcciarsi alla settima arte.
Il Niki Lauda messo in scena da Ron Howard in Rush – è un Niki Lauda talmente forte e determinato nel perseguire le sue passioni da soprassedere su ogni qualsivoglia difficoltà: dal quelle prettamente fisiche (straordinario il suo recupero, malgrado le gravi ustioni riportate in seguito all’incidente, dopo soli trentatré giorni di degenza in ospedale), fino a quelle a carattere personale.
Lo stesso amore provato da Georg von Trapp nei confronti della sua splendida terra viene ben reso dalla sapiente regia di Robert Wise, grazie a suggestive panoramiche e riusciti totali sulle montagne austriache, oltre a uno sguardo sulle pregevoli zone lacustri, oltre alla messa in scena di importanti tradizioni folkloristiche austriache, come le simmetriche coreografie del celebre ballo del Ländler o lo stesso Festival di Salisburgo, in cui ancora oggi – e dal 1887 – sono soliti esibirsi musicisti e cantanti da tutto il mondo.
Ne Il terzo Uomo di Carol Reed, Vienna viene rappresentata con un duplice volto che può essere associato ora a Holly Martins, ora a Harry Lime. La Vienna di Martins è una Vienna “di facciata”, dove la cultura è ostentata e dove lo straniero, accolto con cordialità, viene guardato costantemente con sospetto. Dall’altro canto, la Vienna di Lime è una Vienna sotterranea, popolata più da ombre che da luce. La Vienna dell’illegalità, del crimine, la Vienna meno nota, ma che, ugualmente, è più che mai viva e pulsante.