Tales of Franz si distingue immediatamente per una struttura narrativa estremamente semplice e lineare, priva quasi del tutto di sottotrame. E se, da un lato, la storia di Franz e dei suoi amici appassiona e diverte, dall’altro si sente il bisogno di qualche colpo di scena in più, così come di necessari approfondimenti per quanto riguarda alcuni personaggi secondari.
The Hawk è un lungometraggio bizzarro, irriverente e dal taglio eccessivamente televisivo, che attraverso una storia semplice e complessa allo stesso tempo, si interroga su determinate dinamiche famigliari e su equilibri precari che rischiano di rompersi per sempre nel momento in cui il passato torna a bussare alla porta. Alla Diagonale’22.
I buoni sentimenti e le storie a lieto fine, si sa, sono sempre graditi. Soprattutto in periodo natalizio. E anche se Das Glück ist ein Vogerl non brilla per particolari trovate o virtuosismi registici, funziona soprattutto per le ottime performance dell’intero cast.
Se il presente Aufschneider si distingue immediatamente per una scrittura e un approccio registico prettamente televisivi, tutto scorre in modo complessivamente lineare. Ogni singolo evento, ogni singola storia dei personaggi sono in qualche modo collegati tra loro. Spesso e volentieri, però, anche in modo eccessivamente prevedibile.
Questo brillante Kaviar – opera seconda di Elena Tikhonova – vede ritmi ben scanditi sia da una regia esperta e consapevole – con tanto di brevi inserti d’animazione e una titolazione di tarantiniana memoria – che da un azzeccato commento musicale, frizzante e di carattere, ma mai sopra le righe.
Se Tempo – opera prima per il cinema del regista Premio Oscar Stefan Ruzowitzky – da un lato, percorre la strada del coming-of-age già più e più volte trattata in Austria, dall’altro rivela uno sguardo più che mai attento a quanto realizzato in contemporanea nel resto del mondo, per un prodotto dal respiro internazionale che presenta molte caratteristiche tipiche del cinema mainstream anni Novanta.
Con una buona dose di ironia e altrettanta di polemica nei confronti del servizio sanitario nazionale (e non solo), Come sweet Death di Wolfgang Murnberger vede nel suo protagonista – impersonato dal comico Josef Hader – una sorta di eroe involontario, un uomo apparentemente stanco della vita, che altro non fa che darsi all’alcool e al fumo, al fine di dimenticare la propria solitudine. Il regista, dal canto suo, non esita a calcare la mano nel mostrarci il peggio della società senza risparmiarci proprio nulla.
La commedia brillante What have we done to deserve this?, opera seconda dell’attrice e sceneggiatrice Eva Spreitzhofer, presentata in anteprima italiana nel corso della rassegna Sotto le Stelle dell’Austria 2019, mira a scardinare ogni qualsivoglia cliché focalizzando la propria attenzione su un mondo con cui viviamo a stretto contatto, ma di cui, di fatto, conosciamo fin troppo poco.
Rispecchiando appieno i canoni del prodotto televisivo a buon mercato in cui sin troppo spesso ci si imbatte nell’ambito delle produzioni tedesche, North Face – Una Storia vera – frutto di una coproduzione tra Germania, Austria e Svizzera e diretto dal tedesco Philipp Stölzl, mal sa sfruttare le ghiotte occasioni che gli si presentano (prima fra tutte, la stessa scalata intrapresa dai quattro protagonisti), rendendo il tutto eccessivamente piatto e privo di ritmo.