Il mio miglior Nemico è un lungometraggio dal respiro internazionale, che si rifà molto al cinema mainstream statunitense e che nell’insieme ci appare “confezionato” in modo impeccabile. La Seconda Guerra Mondiale e l’Olocausto vengono raccontati in Austria in un film importante, in cui, di fianco alla storia dei due amici/nemici e al drammatico conflitto bellico viene anche realizzato un grande omaggio al mondo dell’arte e alla bellezza.
Pur trattandosi di un’opera prima, Eismayer denota innanzitutto una grande maturità registica e una mai scontata capacità di indagare nell’animo umano, riuscendo a cogliere ogni più sottile sfumatura delle personalità dei protagonisti. Alla 79° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, sezione Settimana della Critica.
La lotta operaia, la necessità di “diventare adulti”, ma anche – e soprattutto – i tormenti d’amore fanno da protagonisti assoluti in Taking it back. Andreas Schmied, dal canto suo, da sempre con una grande predisposizione per le commedie d’intrattenimento, ha tentato un mix tra discorso sociale e componente sentimentale prestando a quest’ultimo aspetto un’attenzione maggiore.
Fox in a Hole può essere considerato un film sull’incomunicabilità che viene superata soltanto nel momento in cui si scopre un particolare linguaggio comune. E così entra in gioco finalmente la musica.
Se il presente Aufschneider si distingue immediatamente per una scrittura e un approccio registico prettamente televisivi, tutto scorre in modo complessivamente lineare. Ogni singolo evento, ogni singola storia dei personaggi sono in qualche modo collegati tra loro. Spesso e volentieri, però, anche in modo eccessivamente prevedibile.
Attack of the Lederhosen Zombies ci fa entrare quasi immediatamente nel vivo della vicenda, creando riusciti momenti di tensione, alternati a scene volutamente demenziali. Un demenziale, il presente, di quelli che fanno bene allo spirito, che non si rivela mai eccessivo o gratuito e che, al suo interno, cela anche un grande amore per la settima arte.
In Murer: Anatomy of a Trial, Christian Frosch, nel mettere in scena il processo al criminale nazista Franz Murer con una regia composta e giustamente misurata, punta, dichiaratamente, il dito contro la propria nazione e contro la società austriaca di ieri e di oggi.
Attingendo a piene mani da quanto realizzato in passato, Andreas Prochaska, con Sms – 3 giorni e 6 morto, ha realizzato uno dei suoi pochi lungometraggi per il grande schermo, pur mostrando segni evidenti della sua lunga carriera in ambito televisivo, per un prodotto assai debole, dallo script che fa acqua da tutte le parti. Spesso anche in senso letterale.