Il Tabaccaio di Vienna è indubbiamente un lungometraggio accattivante, ma si perde per i numerosi sentieri che ha deciso di percorrere, perdendo a sua volta di carattere. E nemmeno la partecipazione di Bruno Ganz o un cameo della grande Erni Mangold possono fare molto.
Doppelgänger è una sentita lettera di addio a una persona che non c’è più. Un documentario estremamente intimo e personale che punta tutto su un approccio registico semplice e diretto, ma anche studiato fin nel minimo dettaglio. Alla Viennale 2022, sezione Österreich real.
Non è un film con molte pretese, Aiuto, ho ristretto Mamma e Papà!. Nemmeno per quanto riguarda i vari risvolti di sceneggiatura. La storia si svolge in modo spesso prevedibile, seppur con buoni ritmi, e il giovane pubblico sembra essere contento così.
Non v’è bisogno di didascalia alcuna in The Days and the Year. Le immagini parlano semplicemente da sé e attraverso un approccio registico fortemente contemplativo trovano una loro ideale rappresentazione.
In Boomerang troviamo tutte le costanti della filmografia di Kurdwin Ayub. Anche qui notiamo un approccio consapevole ed estremamente maturo in una storia giovane che parla di giovani. Una storia leggera e profonda allo stesso tempo. Una storia estremamente personale che attraverso lo sguardo innovativo della regista assume immediatamente connotazioni universali. Alla Diagonale’22.
La macchina da presa è costantemente statica. I personaggi sono spesso in controluce e l’appartamento stesso non ci è dato da vedere per intero. Possiamo solo farcene una vaga idea ogni volta che cambia l’inquadratura. I racconti e i dialoghi tra i protagonisti e il regista fanno da protagonisti assoluti. In A Millionaire’s Melancholy non v’è bisogno d’altro.
Frau Maria and the Liquidation of Stastny Fabrics fa dei pochi personaggi che compaiono sullo schermo, dei loro racconti, degli ambienti che lentamente vengono svuotati e delle centinaia di rotoli di tessuti colorati i suoi marchi di fabbrica. E la tenera signora Maria fa da portavoce e da preziosa testimone di ciò che è stato.
The Woman who turned into a Castle è un variopinto e spiazzante viaggio nella mente della sua protagonista: una donna non più giovane che improvvisamente si sente come una ragazzina. Il mondo intorno a lei inizia ad assumere le forme più disparate. E al fine di mettere in scena questo bizzarro mondo, Kathrin Steinbacher si è ispirata ai grandi artisti del passato.
Ritmi serratissimi, un montaggio impeccabile, un’apparente routine quotidiana che apre il lungometraggio stanno immediatamente a darci l’idea di un film d’azione al cardiopalma, data anche – e soprattutto – la particolare ambientazione scelta dal regista. E, di fatto, di azione in Cops ce n’è quanta ne vogliamo. Eppure, il presente lungometraggio non è solo questo.
Brücken über Brücken è un documentario vivo e pulsante, preziosa testimonianza e vibrante affresco di una città – quella di Vienna – quale centro nevralgico della Mitteleuropa dei giorni nostri, nonché – anche per la sua particolare collocazione geografica – da sempre crocevia di numerose storie e di numerose culture.